domenica 27 aprile 2014

DATACOUP: LA START-UP CHE PAGA IN CAMBIO DELLA TUA PRIVACY

Nel mondo del digitale siamo a contatto tutti i giorni con casi di violazione di privacy e molto spesso è colpa di noi utenti che non siamo consapevoli che “spiattellare su Facebook le nostre foto in vacanza” piuttosto che geolocalizzarci, è pericoloso.
 
Si sa, Facebook è il social network più usato ed è diventato oramai una galleria di foto e/o un libro sul quale scrivere i nostri stati d’ animo.
 
Gratuitamente Fb sa, se siamo tristi e abbiamo bisogno d’ amore o se quest’ estate abbiamo in programma di andare a Parigi piuttosto che in costiera amalfitana.
 
C’è una start-up però che si è inventata un modo per guadagnare con la privacy degli utenti: Datacoup.
 
Il presupposto alla vendita di dati che serve all’ arricchimento delle  imprese è che è giusto che chi mette in mostra i fatti privati ottenga benefici.
 
La start-up ha sede a New York City ed offre 8 dollari al mese, corrispondenti a circa 70 euro annui, per avere pieno accesso ai dati personali degli utenti.
 
Dati generali o transazioni online a disposizione dell’ impresa.
 
Matt Hogan, CEO di Datacoup, afferma che gli utenti che hanno aderito a quest’ “iniziativa” sono già 1.500 e che nel giro di pochi mesi, il servizio di compra-vendita sarà aperto a tutti.
 
Per il momento nessuna azienda – aggiungerei: fortunamente! – si è fatta avanti.
 
E’ da riconoscere la furbizia di questo imprenditore che ha pensato bene di guadagnare sulla privacy degli utenti, dal momento che Facebook ormai è “un libro aperto”.
 
Gratis.
 
Tg e programmi televisivi in genere si sono occupati e si occupano spesso del caso “privacy” e cercano sempre più di consigliare a noi utenti un modo per non incorrere in errore; ci sono imprese però che pensano, sia giusto speculare su questo.
 
Così giusto che è opportuno il pagamento, minimo aggiungerei.
 
Il mio può sembrare un classico atteggiamento anticonformista, tanto da diventare conformista al tempo stesso; in effetti è solo una denuncia all’ abuso che si fa del mondo virtuale.
 
Ancora una volta.

Il compito del mobile sarebbe garantire sicurezza, professionalità, comodità, innovazione, tecnologia.
 
Futuro.
 
Se per guadagnare bisogna arrivare a creare una start-up che “campa” grazie all’ accesso privato dei dati di un qualsiasi utente. . . beh, lascio commentare a voi!

mercoledì 23 aprile 2014

LE GRADUATORIE DEI DISABILI NON POSSONO ESSERE PUBBLICATE ON LINE

Stop alla diffusione in Internet delle graduatorie di un concorso riservato a disabili.
 
Il Comune di Roma avrebbe potuto limitarsi a mettere on line sul proprio sito istituzionale gli avvisi sintetici dell'approvazione delle graduatorie con l'indicazione delle modalità di accesso per gli interessati, senza diffondere i dati sensibili dei partecipanti alla selezione.
 
E' quanto deciso dal Garante privacy [doc. web n. 3039272] che ha dichiarato illecito il trattamento dei dati effettuato dal Comune e ha, di conseguenza, vietato l'ulteriore diffusione in Internet dei dati personali idonei a rivelare lo stato di salute dei concorrenti presenti nelle graduatorie, sia in quella intermedia che in quella finale.
 
L'intervento del Garante fa seguito  alla segnalazione di una partecipante a un concorso del Comune di Roma riservato ai disabili, che lamentava la pubblicazione sul sito dell'ente della graduatoria finale, e ancor prima di quella di valutazione dei titoli e della prova scritta, con tanto di nome e cognome, data di nascita ed altre informazioni.
 
I suoi dati e quelli di oltre 500 partecipanti, compreso il dato sensibile dell'invalidità, inoltre, risultavano immediatamente reperibili in rete, tramite l'inserimento delle generalità nei più diffusi motori di ricerca.
 
Oltre al provvedimento inibitorio, il Garante ha prescritto al Comune di conformare per il futuro la pubblicazione di atti e documenti in Internet alle disposizioni del Codice sulla privacy e delle Linee guida sui siti web della P.a., rispettando, in particolare, il divieto di diffusione dei dati idonei a rivelare lo stato di salute degli interessati.
 
Il Garante si è  riservato di valutare, con separato provvedimento, gli estremi per contestare al Comune la violazione amministrativa correlata all'infrazione del Codice.

lunedì 21 aprile 2014

ACCORDO USA-UE PRIVACY E LIBERTA' DIGITALE A RISCHIO

Sulla scia di forti proteste popolari, nel 2012 il Parlamento europeo rigettava definitivamente il trattato ACTA, voluto dagli Stati Uniti e che avrebbe portato a una criminalizzazione del file-sharing e a un trasformazione degli hosting e service provider nei nuovi sceriffi della rete.
 
In questi mesi l'Unione europea e gli Stati Uniti stanno negoziando il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), un ambizioso trattato di libero scambio atto a liberalizzare il commercio e ad armonizzare standard legislativi e qualitativi attraverso l'Atlantico.
 
In molti hanno iniziato a sollevare il dubbio che il TTIP venga utilizzato anche per far rientrare dalla finestra il trattato ACTA.
 
La Quadrature du Net, una delle organizzazioni più attive nella mobilitazione che ha portato alla bocciatura di ACTA, ha recentemente pubblicato un studio basato su quanto (poco) viene reso disponibile sullo stato di avanzamento delle negoziazioni UE-USA.
 
Il risultato è allarmante.
 
In particolare, scopriamo che:
 
• In quasi tutte le legislazioni europee gli internet service provider (ISP) non hanno alcun obbligo di sorvegliare, censurare, e denunciare l'utilizzo fatto delle proprie reti dai singoli utenti. In parole povere, se utilizzo un sistema di file-sharing non è compito del mio provider internet denunciarmi. Questo è quanto ACTA voleva cambiare, rendendo molto più immediato il ricorso alla denuncia per ogni violazione di copyright online. Il TTIP rischia di riportare a galla questo aspetto, per uniformare la regolamentazione per gli ISP europei e americani.
 
• Le garanzie sulla protezione dei dati negli Stati Uniti sono notoriamente inferiori agli standard europei. Questo riguarda in particolare l'utilizzo a fini commerciali dei dati (pensiamo a Facebook) e il commercio online. Anche qui, il TTIP rischia di portare a un livellamento verso il basso.
 
• La sicurezza online è tornata alla ribalta dopo gli scandali delle intercettazioni della NSA e dei servizi segreti americani. Il TTIP conta di raggiungere uno standard comune con gli Stati Uniti per l'utilizzo dei dati personali sensibili e il loro accesso per motivi di "sicurezza". Il rischio che la violazione della privacy diventi ancora più endemica è reale.
 
Al Parlamento europeo cominciano ad alzarsi le prime voci.
 
Il mese scorso il Partito dei verdi europei ha organizzato un convegno in Parlamento sul rapporto fra TTIP e privacy online.
 
Le stesse reti che hanno sostenuto le proteste contro il trattato ACTA stanno discutendo online come organizzarsi per evitarne una riedizione tramite il TTIP.
 
L'Iniziativa europea per il pluralismo dei media lavora per difendere il diritto di tutti i cittadini europei a un'informazione libera e plurale.
 
Le libertà digitali, la privacy e la sicurezza dei propri dati personali sono aspetti fondamentali di ciò che è diventata l'informazione e la condivisione di conoscenza nel ventunesimo secolo.
 
I cittadini e i parlamentari europei hanno già detto un chiaro "No" al trattato ACTA.
 
Non permetteremo che le stesse misure rientrino mascherate da un nuovo acronimo.

giovedì 3 aprile 2014

PRIVACY: ALT ALLE "MULTE SOCIAL" CON DENUNCE VIA TWITTER

"Le può fare solo il vigile". Il parere dell'Avvocatura chiesto dalla Municipale.
 
Le multe a colpi di cinguettii?
 
Arriva l'altolà dell'Avvocatura comunale.
 
Mai i vigili potranno fare una contravvenzione solo sulla base di una denuncia, anche circostanziata, con tanto di targa, o di una fotografia, mettiamo di una auto posteggiata in seconda fila.
 
Sarà sempre necessaria la verifica di una guardia municipale che attesti l'infrazione sul posto.
 
A chiedere chiarimenti era stato lo stesso comando dei vigili, anche per capire il limite nell'uso dei tweet,  magari corredati da uno scatto con data e ora.
 
E gli avvocati del Campidoglio, che si pronunciano dopo una nota del Ministero dei Trasporti, sono stati tranchant.
 
Così ieri mattina a tutti i comandi è arrivata una direttiva interna, firmata dal vice comandante Diego Porta, in cui si specifica che sul posto deve essere presente un agente che verifichi l'illecito e che contesti la multa. Insomma la "contravvenzione social", da Grande Fratello, è fuori legge.
 
Anche per problemi di privacy.
 
Chi vorrebbe vedere la propria macchina parcheggiata in modo disinvolto fotografata, con tanto di targa, sui tweet che arrivano al Comandante del Corpo Clemente o all'account della municipale, che sono di libero accesso da parte di chiunque?
 
Nessuno.
 
E allora i paletti posti dall'Avvocatura valgono come messaggio per quei romani che denunciano trasgressioni al codice della strada.
 
Ma non solo: semmai qualcuno al Comando dei vigili avesse mai pensato di cominciare ad utilizzare tout court le foto inviate con twitter, l'idea deve essere rimessa accuratamente nel cassetto.
 
E forse, all'inizio della sperimentazione, qualche errore è stato fatto.
 
"Questa direttiva chiarisce e mette nero su bianco" afferma Marco Milano, segretario Ugl "come ci si dovrà comportare anche in futuro.
 
Appena l'iniziativa è partita infatti sono state inviate sanzioni senza mandare sul posto la pattuglia, come è accaduto per esempio all'ex X gruppo, al Tuscolano.
 
Tra queste anche quella ad un avvocato che ha impugnato la multa presentando ricorso.
 
Nel corso del tempo il comandante stesso ha dato poi ordine di inviare agenti sul posto.
 
Dunque questa nota dell'avvocatura comunale è un'ulteriore prova, per noi sindacati, che per utilizzare questo sistema vanno applicate comunque delle regole e che i cittadini non possono sostituirsi al vigile".
 
E pensare che se si va su "twitter. com/PLRomaCapitale", si assiste in diretta a un diluvio di denunce dalla strada, con tanto di risposte, di ringraziamenti e di rassicurazioni del tipo "manderemo una pattuglia".