venerdì 29 novembre 2013

"FERMIAMO L’HIV, NON LE PERSONE CON HIV"

"Hiv e lavoro" è il tema della nuova campagna di comunicazione sociale della Lila, la lega per la lotta all'Aids, con il patrocinio del ministero della Salute.

Ignoranza e pregiudizi ancora ostacolano le persone sieropositive: richieste illegittime di test per accedere a un bando o per ottenere un lavoro, licenziamenti, trasferimenti e cambi mansione immotivati, violazioni della privacy.

"Qualunque sia il lavoro, l’Hiv non conta" si legge su questi manifesti, dal sapore retrò, in cui personaggi reali ispirati a eroi e beniamini dell’immaginario collettivo eccellono nella loro professione.

Da Mario "l’idraulico" (superMarioBros) a Mary "la tata" (Mary Poppins), senza dimenticare il reporter Clark (Clark Kent alias Superman) insieme ad altri personaggi.

Un'immagine positiva, bella e insolita, che sottolinea l'importanza del lavoro come diritto di tutti e tutte.

giovedì 28 novembre 2013

RECUPERO CREDITI: ATTENZIONE AI SOLLECITI PREREGISTRATI

Telefonate senza operatore consentite solo con appositi accorgimenti a garanzia degli interessati.

La banca non può effettuare il recupero crediti mediante telefonate preregistrate.

A meno che non sia in grado di garantire che le sue comunicazioni giungano solo al destinatario o a persone da questi autorizzate.

L'Autorità per la privacy ha dato ragione [doc. web n. 2751860] ad un cittadino, titolare di un contratto di finanziamento con una banca, che aveva segnalato di aver ricevuto dall'istituto di credito telefonate preregistrate con solleciti di pagamento.

Secondo l'interessato il sistema era lesivo della riservatezza e della dignità perché, anche involontariamente, le comunicazioni potevano essere ascoltate da persone che non avessero alcun diritto a conoscere informazioni sul finanziamento.

Interpellata dall'Autorità la banca si è difesa sostenendo che le comunicazioni segnalate erano solo messaggi di presentazione per fornire al destinatario e, solo previa identificazione, la possibilità di scegliere tra diverse opzioni selezionabili digitando sulla tastiera del telefono.

Dall'istruttoria del Garante è emerso invece che il sistema utilizzato dalla banca per il recupero crediti non garantiva affatto l'accertamento dell'identità di colui che rispondeva alla chiamata, esponendo così l'interessato a una possibile violazione della riservatezza nel caso le informazioni venissero conosciute da altri.

L'Autorità ha dunque ritenuto illecito il trattamento dei dati personali nelle modalità effettuate e lo ha di conseguenza vietato.

Il Garante ha ricordato, in base a quanto stabilito dal provvedimento generale in materia, che chiunque effettui un trattamento di dati personali nell'ambito di un'attività di recupero crediti deve "astenersi dal comunicare ingiustificatamente a soggetti terzi (familiari, coabitanti, colleghi di lavoro o vicini di casa) rispetto al debitore informazioni relative alla condizione di inadempimento nella quale versa l'interessato".

Il Garante ha inoltre prescritto alla banca, ove la stessa intenda continuare ad avvalersi di forme di comunicazione automatica, di adottare idonei accorgimenti tecnici, basati su forme di autenticazione, come ad esempio l'uso di un codice (ad es. il codice del contratto) rilasciato dalla banca, da digitare sull'apparecchio telefonico per poter ascoltare le comunicazioni preregistrate.

VIETATO DIFFONDERE I DATI DEI MALATI DI SLA SUL SITO WEB DEL COMUNE

Le legittime esigenze di trasparenza on line nella Pa devono rispettare la dignità delle persone.

Sul sito del Comune non possono essere pubblicati atti e documenti contenenti dati sullo stato di salute dei cittadini né altri dati eccedenti.

Il Garante privacy ha fatto oscurare [doc. web n. 2747962] dal sito web di un Comune siciliano i dati personali contenuti in una determinazione dirigenziale riferita al "Sostegno economico ai soggetti affetti da Sclerosi laterale amiotrofica" (Sla) contenente dati personali anche sensibili.

Il provvedimento dell'Autorità ha preso il via dalla segnalazione di un'associazione.

Nell'atto del Comune si faceva riferimento alla patologia sofferta dal soggetto beneficiario del sostegno economico con indicazione in chiaro dei relativi dati anagrafici (nominativo, luogo e data di nascita).

Inoltre venivano riportati in chiaro altri dettagli eccessivi quali i dati anagrafici del familiare referente del malato (nominativo, luogo e data di nascita) con i relativi dati di residenza, il codice fiscale e il codice Iban su cui accreditare le somme, con la seguente causale "Sostegno economico al familiare di persona affetta da Sclerosi laterale amiotrofica…".

Il trattamento dei dati effettuato dal Comune è risultato illecito: come ha ricordato l'Autorità, le disposizioni del Codice della privacy, richiamate anche dalle Linee guida sulla trasparenza on line della Pa emanate dallo stesso Garante nel 2011, vietano espressamente la diffusione di dati idonei a rivelare lo stato di salute delle persone.

I dati, per giunta, oltre ad essere visibili e liberamente consultabili sui sito istituzionale del Comune, erano facilmente reperibili anche sui più usati motori di ricerca, come Google: bastava digitare il nome e cognome delle persone.

Nel disporre il divieto di ulteriore diffusione dei dati del malato e del familiare referente, presenti nella determinazione, da qualsiasi area del sito, l'Autorità per la privacy ha prescritto all'amministrazione comunale di attivarsi presso i responsabili dei principali motori di ricerca per fare in modo che vengano rimosse le copie web del documento dagli indici e dalla cache.

Con separato provvedimento il Garante avvierà la procedura per applicare la sanzione amministrativa.

IL GARANTE A UNA TELCO: PIÙ SICUREZZA SUI DATI DI TRAFFICO

No a conservazione oltre i limiti e a usi impropri.

Continua l'azione del Garante privacy per la messa in sicurezza dei dati di traffico telefonico e telematico.

Sotto la lente una società estera che vende sim card on line alla quale l'Autorità ha vietato alcuni trattamenti di dati risultati illeciti ed ha prescritto una serie di misure tecniche e organizzative [doc. web n. 2740948].

Dagli accertamenti ispettivi sono emerse infatti numerose criticità sulla gestione dei dati di traffico conservati a fini di giustizia.

I dati di traffico conservati per accertamento e repressione dei reati - numero chiamato, data, ora, durata della chiamata, localizzazione del cellulare, indirizzi mail, data, ora, durata degli accessi alla rete - anche se non riguardano il contenuto, consentono comunque di ricostruire fino a due anni di relazioni di una persona e delle sue abitudini.

Si tratta quindi di informazioni particolarmente delicate che devono essere protette da adeguate misure di sicurezza, non possono essere utilizzate per altri scopi (ad es. profilazione, marketing, etc.) e non devono essere conservate oltre i tempi stabiliti dalla legge: 2 anni per il traffico telefonico e 1anno per quello telematico.

Come richiesto dal Garante, entro sessanta giorni la società dovrà "blindare" gli accessi ai dati di traffico con avanzati sistemi di autenticazione informatica (una necessariamente basata sull'uso di dati biometrici) e tenere un registro ad hoc in cui registrarli.

Ogni operazione sui dati, inoltre, effettuata solo da personale autorizzato, dovrà essere tracciata in un apposito audit log.

La società dovrà garantire, poi, la separazione fisica dei sistemi informatici in cui si conservano i dati per l'accertamento e la repressione dei reati, che dovranno essere sempre crittografati, da quelli in cui sono tenuti per altre finalità (ad es. fatturazione).

Così come dovrà garantire la separazione delle funzioni tra chi assegna le credenziali di autenticazione e chi accede ai dati.

Trascorsi i tempi di conservazione previsti dalla legge i dati di traffico dovranno essere cancellati.

Alla società è stato anche vietato l'uso dei dati conservati a fini di giustizia per ogni altra finalità, ivi compreso il marketing o le ricerche di mercato.

Con un secondo provvedimento [2745497], il Garante ha infine prescritto alla società di integrare l'informativa data agli utenti, ora priva di alcuni elementi essenziali, e riformulare correttamente la modulistica per la raccolta del consenso.

I dati fin qui raccolti a fini di profilazione e marketing non potranno più essere utilizzati.

lunedì 25 novembre 2013

DIRITTO ALL’OBLIO NEGLI ATTI PARLAMENTARI. IL PRESIDENTE ANTONELLO SORO SCRIVE ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, LAURA BOLDRINI

Cara Presidente, questa Autorità ha ancora una volta ricevuto un ricorso da parte di un cittadino nei confronti della Camera dei deputati, volto a ottenere la cancellazione o la sottrazione ai motori di ricerca generalisti, dei propri dati personali contenuti in un atto di sindacato ispettivo, in quanto, tra l'altro, superati dalla successiva evoluzione dei fatti.

Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, in accoglimento, tra l'altro, delle eccezioni relative all'autonomia normativa riconosciuta alle Camere dall'articolo 64 della Costituzione, che consente di non ritenere di per sé applicabile agli atti espressivi della funzione parlamentare il Codice in materia di protezione dei dati personali, in assenza dell'intermediazione di atti regolamentari interni che ne recepiscano il contenuto.

Il Garante ha peraltro avuto notizia dalla stessa Camera delle specifiche misure che l'Ufficio di Presidenza intende adottare in tema di diritto all'oblio ed è anche su tale presupposto che si fonda l'odierna declaratoria d'inammissibilità del ricorso.

Le annunciate procedure potrebbero, infatti, rappresentare quelle misure – auspicate dal Garante sin dal 2009 – idonee ad assicurare il più alto equilibrio tra il diritto all'oblio e i principi di pubblicità dei lavori parlamentari e di autonomia delle Camere.

Tale esigenza è stata, del resto, riconosciuta anche in sede giurisdizionale: come noto, infatti, il Tribunale di Roma ha emesso due sentenze in unico grado, con le quali ha accolto le richieste degli interessati volte a ottenere la sottrazione all'indicizzazione, da parte di motori di ricerca generalisti, di dati personali non attuali e non contestualizzati, "idonei a ledere il diritto all'immagine" dei ricorrenti, contenuti in atti di sindacato ispettivo (cfr., in particolare, le sentenze 28 novembre 2011, n. 21961 e 13 febbraio 2012, n. 1213, della I Sezione).

Queste pronunce dimostrano dunque l'urgenza – che il Garante ritiene utile sottolineare – di un'adeguata disciplina interna idonea a garantire i diritti dei cittadini, in assenza della quale l'"indipendenza guarentigiata" riconosciuta alle Camere a tutela della sovranità della funzione parlamentare rischia di essere percepita come un'ingiustificata prerogativa.

Certo della attenzione che vorrà riservare a questo tema e nella consapevolezza della sensibilità da Lei sempre dimostrata rispetto alla tutela dei diritti di libertà, La ringrazio sin da ora e Le porgo i sensi della mia più alta considerazione

domenica 24 novembre 2013

REDDITOMETRO, DALLA PAUSA PRANZO FINO AI VESTITI ECCO TUTTE LE SPESE CHE IL FISCO NON POTRÀ PIÙ CONSIDERARE DOPO LO STOP DEL GARANTE

Alimentari, bevande, vestiti e scarpe ma anche il barbiere e l'istituto di bellezza.

Il Garante della privacy ha bloccato l'utilizzo di tutte quelle voci di spesa che derivano dalle medie Istat nel nuovo redditometro: se il Fisco cioè non ha altri elementi in suo possesso non può ricostruire il tenore di vita dei contribuenti solo con le medie Istat, neanche quindi in una seconda fase.

Ma ci sono anche altre voci di acquisto in cui le medie Istat concorrono a determinare il valore e bisognerà vedere cosa deciderà l'Agenzia nelle prossime settimane.

Fuori dal redditometro – secondo le indicazioni della Privacy – anche spese rispettivamente per i telefonini e per tutta un'altra serie di prodotti anche hi-tech (computer, televisori) e di altri acquisti per il tempo libero se vengono usati come riferimento i valori dell'Istat.

Solo quando l'agenzia delle Entrate avrà dati di prima mano (dati «certi») potrà avvalersene nella ricostruzione del reddito.

sabato 23 novembre 2013

NAPOLI, GLI AVVOCATI DENUNCIANO I SEVIZI SEGRETI AMERICANI ALLA PROCURA: «APRITE UN'INCHIESTA»

Gli avvocati della camera penale di Napoli hanno presentato un esposto alla procura sulle rivelazioni dell' ex tecnico della «National Security Agency» degli Stati Uniti Edward Snowden.

Nell'esposto si afferma che, stando alle rivelazioni di Snowden,«le attività intrusive della NSA e del GCHQ, agenzia di intelligence del Regno Unito, risulterebbero portate a termine in aperta violazione del nostro ordinamento interno, di altri stati sovrani e delle convenzioni internazionali universalmente riconosciute».

«In Italia - aggiungono gli avvocati napoletani - esiste un testo unico a tutela della privacy che contempla un dettagliata disciplina ed un articolato sistema di garanzia a tutela dell'inviolabilità delle comunicazioni e dei dati riservati.

Inoltre l'art. 15 della Costituzione inequivocabilmente prevede che la limitazione della libertà e segretezza delle comunicazioni e della corrispondenza possa avvenire solo per motivato ordine dell'autorità giudiziaria italiana e giammai per effetto di determinazioni di un governo o di qualsivoglia capo di Stato estero».

Nell'esposto si ricorda la normativa penale sull'accesso abusivo a sistemi informatici e telematici e sulla rivelazione di notizia la cui divulgazione è vietata.

«Il personale dei servizi segreti di paesi stranieri non può beneficiare di alcuna immunità, come dimostra la vicenda del rapimento di Abu Omar, l'Imam della moschea milanese di viale Jenner», aggiunge la camera penale di Napoli.

Alla procura gli avvocati chiedono che «siano disposte tutte le opportune o necessarie attività di indagine» e che l'autorità giudiziaria «assuma informazioni da tutti i responsabili di servizi di sicurezza italiani, trattandosi di attività di assoluto e preliminare rilievo investigativo».

giovedì 21 novembre 2013

REDDITOMETRO: CONCLUSO L'ESAME DEL GARANTE

Prescritte modifiche per rendere conforme lo strumento antievasione alle norme sulla privacy.

Il Garante per la privacy ha dato il via libera al cosiddetto "redditometro", ma ha prescritto all'Agenzia delle entrate l'adozione di una serie di misure e accorgimenti per ridurre al minimo i rischi per la privacy delle persone e nel contempo rendere lo strumento di accertamento più efficace nella lotta all'evasione fiscale.

Va ricordato che per calcolare lo scostamento tra i redditi dichiarati e le spese effettuate e per selezionare i contribuenti da sottoporre a controlli, il nuovo redditometro si fonda sul trattamento automatizzato di dati personali in possesso dell'Agenzia delle entrate - comunicati dallo stesso contribuente o da soggetti esterni (es. società telefoniche, assicurazioni) - e sull'imputazione anche di spese presunte, determinate sulla base dell'attribuzione automatica al contribuente di un determinato "profilo".

Questo tipo di trattamento, che comporta la "profilazione" dei contribuenti e presenta rischi specifici per i diritti fondamentali delle persone, ha reso necessaria la verifica preliminare del redditometro da parte del Garante.

L'Amministrazione finanziaria ha scelto di quantificare le spese presunte anche ricorrendo alle cosiddette "spese medie Istat" ricavate dall'appartenenza del contribuente ad una specifica tipologia di famiglia e alla residenza in una determinata aera geografica.

Nel corso della complessa e approfondita verifica preliminare svolta dal Garante sul sistema di accertamento sintetico del reddito dei contribuenti, sono emersi, anche a seguito di accertamenti ispettivi, numerosi profili di criticità (derivanti, peraltro, anche dallo stesso Decreto ministeriale di attuazione del nuovo redditometro) che rendevano il sistema non conforme alle norme sulla privacy.

In particolare, riguardo:

alla qualità ed esattezza dei dati utilizzati dall'Agenzia delle entrate;

all'individuazione in via presuntiva della spesa sostenuta da ciascun contribuente riguardo ad ogni aspetto della vita quotidiana (tempo libero, libri, pasti fuori casa etc.) mediante l'attribuzione alla generalità dei soggetti censiti nell'anagrafe tributaria della spesa media rilevata dall'Istat;

all'informativa da rendere al contribuente.

Alcune di queste criticità sono state risolte già nel corso della verifica preliminare mediante i correttivi apportati dall'Agenzia delle entrate, anche su indicazione del Garante.

Ulteriori misure a garanzia dei contribuenti sono state invece prescritte dall'Autorità con il provvedimento odierno.

Ecco in sintesi le misure che renderanno il nuovo redditometro conforme alla normativa sulla privacy.

Profilazione.

Il reddito del contribuente potrà essere ricostruito utilizzando unicamente spese certe e spese che valorizzano elementi certi (possesso di beni o utilizzo di servizi e relativo mantenimento) senza utilizzare spese presunte basate unicamente sulla media Istat.

Spese medie Istat.

I dati delle spese medie Istat non possono essere utilizzati per determinare l'ammontare di spese frazionate e ricorrenti (es. abbigliamento, alimentari, alberghi etc.) per le quali il fisco non ha evidenze certe.

Tali dati infatti, riferibili allo standard di consumo medio familiare, non possono essere ricondotti correttamente ad alcun individuo, se non con notevoli margini di errore in eccesso o in difetto.

Fitto figurativo.

Il cosiddetto "fitto figurativo" (attribuito al contribuente in assenza di abitazione in proprietà o locazione nel comune di residenza) non verrà utilizzato per selezionare i contribuenti da sottoporre ad accertamento, ma solo ove necessario a seguito del contraddittorio.

Il "fitto figurativo" dovrà essere attribuito solo una volta verificata la corretta composizione del nucleo familiare, per evitare le incongruenze riscontrate dal Garante (che comportavano l'attribuzione automatica a 2 milioni di minori della spesa fittizia per l'affitto di una abitazione).

Esattezza dei dati.

L'Agenzia dovrà porre particolare attenzione alla qualità e all'esattezza dei dati al fine di prevenire e correggere le evidenti anomalie riscontrate nella banca dati o i disallineamenti tra famiglia fiscale e anagrafica.

La corretta composizione della famiglia è infatti rilevante per la ricostruzione del reddito familiare, l'individuazione della tipologia di famiglia o l'attribuzione del fitto figurativo.

Informativa ai contribuenti.

Il contribuente dovrà essere informato, attraverso l'apposita informativa allegata al modello di dichiarazione dei redditi e disponibile anche sul sito dell'Agenzia delle entrate, del fatto che i suoi dati personali saranno utilizzati anche ai fini del redditometro.

Contraddittorio.

Nell'invito al contraddittorio dovrà essere specificata chiaramente al contribuente la natura obbligatoria o facoltativa degli ulteriori dati richiesti dall'Agenzia (es. estratto conto) e le conseguenze di un eventuale rifiuto anche parziale a rispondere.

Dati presunti di spesa, non ancorati ad alcun elemento certo e quantificabili esclusivamente sulla base delle spese Istat, non potranno costituire oggetto del contraddittorio.

E questo perché la richiesta di tali dati - relativi ad ogni aspetto della vita quotidiana, anche risalenti nel tempo - entra in conflitto con i principi generali di riservatezza e protezione dati sanciti in particolare dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

GOOGLE LANCIA NEGLI USA LA SUA PREPAGATA

Google Wallet, il "borsellino" elettronico di Big G che negli Stati Uniti consente di fare acquisti con il proprio smartphone grazie a un'applicazione dedicata, ora avrà anche una carta di debito prepagata, fisica, con cui effettuare pagamenti nei negozi e prelevare contanti dagli sportelli Atm.

Lo ha annunciato il colosso di Mountain View sul suo blog sottolineando che la carta può essere ordinata gratis e non prevede alcun canone.

La carta, disponibile al momento solo negli Usa, permette agli utenti di Google Wallet di accedere ai soldi che sono sul proprio account e potrà essere usata nei luoghi che accettano il circuito MasterCard nonché presso gli sportelli Atm.

Nessun canone annuale o mensile sarà addebitato.

In quanto a privacy, gli utenti dovranno però fare attenzione.

Secondo quanto riferito da un portavoce di Google a Reuters, i dati relativi alle transazioni con la carta (la descrizione dei beni acquistati, l'ammontare delle transazioni e i dati del venditore) saranno immagazzinati nel profilo interno dell'utente per Google, che può essere usato per indirizzare la pubblicità.

ESIBIZIONISMO E PRIVACY IN RETE, LA DIFFICILE CONVIVENZA

La notizia è che l'Oxford Dictionaries ha scelto di premiare il termine "selfie", usato dagli utenti dei social per indicare gli utoscatti fatti col telefonino e pubblicati in rete come parola dell'anno, essendo tra le più utilizate al mondo.

Ieri sera, nella trasmissione Chi l'ha visto? un intero servizio su una donna scomparsa era dedicato ad un utente che compariva tra i suoi amici di Facebook, e abbondava di insinuazioni sulla stravaganza del personaggio, che ha poi chiamato in diretta minacciando querela per diffamazione.

Esibizionismo e privacy in rete possono convivere?

E come?

martedì 19 novembre 2013

NUOVE REGOLE PER FERMARE LE "CHIAMATE MUTE"

Il Garante interviene sulle pratiche di telemarketing più invasive e apre una consultazione con gli operatori.

Utenti più tutelati contro le "telefonate mute".

Gli operatori di telemarketing dovranno adottare specifiche misure per ridurre drasticamente questo tipo di disturbo che provoca diffuso allarme sociale.

Numerosissime sono state infatti le segnalazioni al Garante privacy per la ricezione di telefonate nelle quali, una volta risposto, non si viene messi in contatto con alcun interlocutore; in alcuni casi, anche per 10-15 volte di seguito.

All'esito delle verifiche effettuate, l'Autorità ha accertato che il problema deriva dalle impostazioni dei sistemi centralizzati di chiamata dei call center, rivolte a massimizzare la produttività degli operatori.

Per eliminare tempi morti tra una telefonata e l'altra, infatti, il sistema genera in automatico un numero di chiamate superiore agli operatori disponibili.

Queste chiamate, una volta ottenuta risposta, possono essere mantenute in attesa silenziosa finché non si libera un operatore.

Il risultato è appunto una "chiamata muta", che può indurre comprensibili stati di ansia, paura e disagio nei destinatari.

L'Autorità, per eliminare gli effetti distorsivi di questa pratica commerciale, senza penalizzare l'efficienza delle imprese di telemarketing, ha stabilito precise regole:

1) i call center dovranno tenere precisa traccia delle "chiamate mute", che dovranno comunque essere interrotte trascorsi 3 secondi dalla risposta dell'utente;

2) non potranno verificarsi più di 3 telefonate "mute" ogni 100 andate "a buon fine".

Tale rapporto dovrà essere rispettato nell'ambito di ogni singola campagna di telemarketing;

3) l'utente non potrà più essere messo in attesa silenziosa, ma il sistema dovrà generare una sorta di rumore ambientale (ad es. con voci di sottofondo, squilli di telefono, brusio) per dare la sensazione che la chiamata non provenga da un eventuale molestatore;

4) l'utente disturbato da una chiamata muta non potrà essere ricontattato per una settimana e, al contatto successivo, dovrà essere garantita la presenza di un operatore;

5) i call center saranno tenuti a conservare per almeno due anni i report statistici delle telefonate "mute" effettuate per ciascuna campagna, così da consentire eventuali controlli.

Sulle misure individuate nello schema di provvedimento generale il Garante ha avviato una consultazione pubblica, invitando tutti i soggetti interessati (ad esempio associazioni di categoria, lavoratori, consumatori) ad inviare commenti e osservazioni (all'indirizzo chiamatemute@gpdp.it) entro 60 giorni dalla pubblicazione del relativo avviso sulla Gazzetta ufficiale.

"E' importante garantire la massima produttività dei call center, ma i costi della loro attività non possono essere scaricati sugli abbonati inermi.

Se alcune pratiche di marketing telefonico – ha dichiarato il Presidente dell'Autorità, Antonello Soro – vengono vissute dagli utenti addirittura come una forma di stalking, significa che l'impresa non sta facendo bene il suo lavoro.

E' prioritario per le stesse società di telemarketing che le cosiddette "chiamate mute" vengano drasticamente ridotte".

DATAGATE, L'IMPRESA ITALIANA CHE VENDE NEL MONDO IL PROGRAMMA SPIA DI OBAMA

Centinaia di aziende private vendono sistemi di intercettazione simili a quelli utilizzati dalla Nsa a 35 paesi nel mondo, come Libia e Bahrain,che consentono di tracciare milioni di mail, sms e telefonate.

Tra queste ce ne sono alcune italiane.

Lo rivela Guardian pubblicando un rapporto della ong Privacy International.338 le aziende coinvolte, oltre che in Italia sono in Usa, Gb, Israele.

Le 338 aziende, tra le quali 77 basate in Gran Bretagna, mettono sul mercato potenti tecnologie generalmente associate con la National Security Agency (Nsa) e la sua controparte britannica, Government Communications Headquarters (Gchq).

Questo mercato, scrive il Guardian, è fonte di crescente preoccupazione tra le associazioni per i diritti umani.

Tra gli strumenti offerti, video-camere spia inserite nelle lattine di cola, nei mattoni o nei seggiolini dei bambini per le auto.

Le compagnie si difendono affermando che si tratta di tecnologie che aiutano i governi in Asia, Africa e Medio Oriente a combattere il terrorismo e il crimine.

Tra i vari documenti scoperti, anche quelli relativi a Cerebro, un sistema di intercettazione delle fibre ottiche su cui viaggiano le reti web simile al Tempora utilizzato dal Gchq, messo sul mercato da una azienda di Dubai, la Advanced Middle East Systems (Ames).

C'è poi un altro clone di Tempora, Zebra, offerto dalla sudafricana VASTech.

L'elenco delle compagnie, pubblicato da Privacy International dopo 4 anni di lavoro, include anche un azienda italiana, la Hacking Team, fondata nel 2003 e basata - si legge nel rapporto - a Milano.

Il rapporto sottolinea che «la normativa italiana per l'esportazione non regola nello specifico queste tecnologie, quindi possono finire facilmente nelle mani sbagliate».

La ditta italiana sarebbe in grado di fornire sistemi di intercettazione per i cellulari come iPhone, Blackberrie e quelli basati su Windows o Symbian.

lunedì 18 novembre 2013

MARIKA FRUSCIO, FILM PORNO IN VISTA? LEI SMENTISCE: «MAI NEL CINEMA HARD»

Con le sue forme esplosive e con le sue iniziative 'hot', Marika Fruscio ha attirato l'attenzione di molte persone.

Ultimamente anche quelle di una nota casa di produzione hard, la Centoxcento.

La Fruscio ha letteralmente conquistato il 'Rocco Siffredi' della Toscana, Alex Magni, responsabile della cosa di produzione.

Magni ha scritto su Facebook:

“Smuovo le mie talpe impudiche sparse qua e la nella società dei Vip, per saperne di più…”.

Ora Alex Magni ha fatto un assist, Marika Fruscio accetterà?

Ma la Fruscio smentisce tutte le voci sulla sua pagina Facebook:

"Non ho alcuna intenzione di entrare in un mondo che non mi appartiene, tali proposte mi son già state fatte ed ho sempre rifiutato.

Non mi interessa fare film hard, amo il calcio, son competente e certe cose mi piace farle in estrema intimità e privacy."

sabato 16 novembre 2013

FOTO-DENUNCIA NEI QUARTIERI CONTRO I CAFONI DELLA SOSTA

Automobili parcheggiate davanti ai passi carrabili.

Occupazioni di zone di sosta per disabili.

Veicoli bloccati in prossimità delle fermate dei pullman.

Scatta la rivolta dei residenti con le ronde fotografiche.

Sì, capito bene.

Contro i maleducati motorizzati c’è chi pensa di sfoderare anche l’arma della gogna pubblica con tanto di fotina, rigorosamente coperta dalla privacy, spiattellata sulle bacheche virtuali dei social network e sulle vetrine dei negozianti di vicinato pronti alla lotta.

Accade in via Guercio, via Mobilio e via Baratta, nel popoloso quartiere Irno, zona centrale di Salerno dove da pochi giorni gruppi di abitanti sentinelle, in collaborazione col comitato di quartiere Irno, sono scesi in campo con una iniziativa di protesta che intende frenare una volta per tutte le abitudini di molesti cittadini, a bordo di auto e motorini, capaci di trasformare il quartiere in una zona franca della sosta selvaggia.

mercoledì 13 novembre 2013

VICENDA PROSTITUZIONE MINORILE: IL GARANTE INVITA I MEDIA A RISPETTARE LE GIOVANI

Solo informazioni essenziali, no a troppi dettagli.

Il Garante per la protezione dei dati personali, di fronte al crescente diffondersi in Rete e nei media di notizie inerenti le attività di prostituzione nelle quali sono state coinvolte alcune minorenni – pur non identificate – richiama al più rigoroso rispetto della riservatezza delle giovani.

L'Autorità raccomanda inoltre di astenersi dal pubblicare dettagli eccessivi della vicenda e stralci di atti processuali la cui diffusione possa pregiudicare la dignità e il corretto sviluppo della personalità della ragazze.

Il Garante invita gli organi di informazione, nell'esercitare il legittimo diritto di cronaca riguardo a un fatto di sicuro interesse pubblico, al rispetto delle garanzie poste a tutela dei minori dal Codice deontologico dei giornalisti e dalla Carta di Treviso.

martedì 12 novembre 2013

SORO: DATAGATE OCCASIONE PER RIPENSARE VALORE DATI PERSONALI

"Il Datagate ha rivelato che non c'è stata sintesi tra sicurezza e privacy, e che l'obiettivo della sicurezza ha prevalso sulla tutela dei diritti in generale e sul diritto fondamentale alla riservatezza".

È quanto ha affermato Antonello Soro, Presidente dell'Autorità Garante privacy, a margine della tavola rotonda che si è svolta oggi a Camerino sul tema "La Rete e i diritti dei cittadini al tempo di Prism" e alla quale ha partecipato, tra gli altri, Antonio Spataro, sostituto procuratore della Repubblica di Milano.

"Il clamore dello scandalo con la grande presa di coscienza globale su questo tema che ne è derivata - ha continuato Soro - apre la strada per un ripensamento che sposti il baricentro lungo l'asse sicurezza-privacy nella direzione della difesa del diritto fondamentale al rispetto della persona umana e quindi della sua libertà e riservatezza".

"Vicende come il Datagate - ha concluso il Garante privacy - rendono chiaro a tutti che i dati personali rappresentano un valore da proteggere, un bene preziosissimo da difendere".

lunedì 11 novembre 2013

FIRMATO IL PROTOCOLLO D'INTENTI TRA DIS E GARANTE PRIVACY. DICHIARAZIONE DI ANTONELLO SORO

"Il Protocollo costituisce, da parte del Governo, una risposta importante alla domanda di più puntuale tutela dei dati personali dei cittadini, anche in un ambito cosi delicato come quello delle attività di intelligence".

E' questo il commento di Antonello Soro, Presidente dell'Autorità Garante per la privacy, dopo la firma avvenuta oggi del Protocollo di intenti tra la stessa Autorità e il Dis.

"Le recenti vicende legate al Datagate - continua Soro - dimostrano che esiste uno straordinario bisogno di spostare, nel mondo, il baricentro dell'asse sicurezza-privacy nella direzione di una più decisa tutela della riservatezza, che è dimensione ineludibile della libertà e della dignità della persona".

"Mi auguro - conclude il Garante privacy - che quello odierno sia la premessa di un forte, deciso investimento dello Stato in protezione dati".

venerdì 8 novembre 2013

GOOGLE E IL MISTERO DELL'HANGAR N.3: ACCORDO SULLA SEGRETEZZA CON IL GOVERNO

Una chiatta, decine di container accatastati, recinzioni, guardie ovunque e un accordo di segretezza con il governo degli Stati Uniti.

Si infittisce il mistero sull'hangar 3 nella baia di San Francisco: a fine ottobre il giornale specializzato CNET aveva ipotizzato la creazione di server galleggiante che avrebbero ospitato data center, gli enormi contenitori virtuali di informazioni recepite online.

Server galleggianti per sfruttare il raffreddamento offerto dall'oceano e posizionati in acque internazionali, sfuggendo così alla giurisdizione Usa dell'Nsa.

Il mistero sull'hangar n. 3 resta anche se Google finalmente ha ammesso il suo coinvolgimento in quella costruzione ormeggiata all'ombra del Bay Bridge al largo di Treasure Island, ex postazione militare statunitense.

“Un data center galleggiante?

Una chiatta che ospita l'ultimo dinosauro?

Purtroppo, nessuna delle ipotesi precedenti.

Anche se è ancora presto e le cose possono cambiare , stiamo esplorando la possibilità di utilizzare la chiatta come spazio interattivo in cui le persone possono conoscere le nuove tecnologie”ha dichiarato a Techcrunch un portavoce di Google.

Risolto il mistero?

Non proprio.

Non è ancora chiaro il futuro utilizzo della chiatta, mentre una seconda costruzione galleggiante molto simile è stata avvistata a Portland , nel Maine.

L'unica cosa certa è la segretezza calata sulla misteriosa struttura, un prodotto sperimentale del famigerato Google X,il laboratorio avveniristico guidato direttamente dal co-fondatore di BigG Sergey Brin : secondo Reuter Google ha chiesto a funzionari del governo degli Stati Uniti di firmare accordi di riservatezza.

Un dipendente della Guardia Costiera che ha visitato la struttura ha dovuto firmare un accordo di non divulgazione con il gigante di Internet, ha detto Barry Bena, portavoce della Guardia Costiera degli Stati Uniti.


Alcuni siti specializzati ipotizzano che all'interno dei misteriosi hangar possono nascere degli showroom per la vendita dei Google Glass.

Il sindaco di San Francisco, come riportato dalla stampa online, dice di non sapere cosa sia, mentre la polizia spiega che non rientra nella sua giurisdizione.

La costruzione è alta quattro piani, poggia su una chiatta ormeggiata a Treasure Island e non sulla terraferma, dove vigono forti tutele paesaggistiche e ambientali sia statali che federali.

Il mistero continua.

giovedì 7 novembre 2013

FACEBOOK IN CALO TRA I GIOVANI, COLPA DEGLI SMARTPHONE E DELLE INVASIONI DELLE APP

Adolescenti in fuga da Facebook?

Non esageriamo, ma certo che se lo dice il direttore finanziario David Ebersman durante la relazione finanziaria del terzo trimestre 2013, qualche preoccupazione a casa Zuckerberg sta evidentemente aleggiando.

D'altronde, dopo quasi dieci anni di attività, 750 milioni di utenti e un fatturato che si aggira sui 4 miliardi di dollari qualche piccola ruga comincia a comparire, e, con essa, la disaffezione dei più giovani verso la Grande F.

Pur avendo perso un po' di smalto nell'essere trendy, Facebook oggi viene identificato come l'alter ego di internet, conquistandosi il primo clic che si fa quando ci si connette, una caratteristica da specie dominante che condivide con Google, capace di aggregare utenti grazie al motore di ricerca e alla ricchezza dei servizi di Gmail.

LA CARICA DELLE APP.

Tuttavia, non sono soltanto i teenager a cercare altri lidi social.

Una ricerca dell'Università di Vienna svolta su un campione di 600 persone in Gran Bretagna ha analizzato nel dettaglio il suicidio virtuale di molti utenti Facebook di vecchia data: il 48,3% dei casi è legato ai problemi di difesa della privacy, il 13,5% di insoddisfazione verso il servizio, il 12,6% per la superficialità delle conversazioni e il 6% per paura di diventare dipendenti.

Questo scenario in realtà non ha colto di sorpresa Zuckerberg, che con l'acquisto di Instagram per la cifra record di un miliardo di dollari ha neutralizzato uno dei più vivaci concorrenti nel target giovanile.

Si era capito che era in corso una trasformazione nei bisogni degli utenti, che dopo aver trascorso ore davanti al monitor quasi esclusivamente su Facebook, hanno cominciato a navigare con maggiore agilità sugli smartphone utilizzando applicazioni mirate, veloci e capaci di soddisfare il concetto di appartenenza a un gruppo attraverso la condivisione di messaggi brevi, immagini e video.

LA LEZIONE DELL’UCCELLINO.

Il primo competitor a intuire il cambiamento è stato Twitter, che con perseveranza ha coltivato l'idea di comunicazione essenziale raggiungendo un successo planetario e quella dose di autorevolezza che ne fa oggi un media influente.

L'uccellino blu è stato poi in grado di volare sugli smartphone con naturalezza grazie ad applicazioni estremamente friendly.

Al suo arco ha aggiunto anche la freccia Vine, social network di condivisione di filmati brevi, cogliendo un aspetto che Facebook aveva trascurato.

Era inutile aggiungere troppi optional al sito, appesantendone la fruizione al pari dei vecchi portali.

Inutile frammentare l’home page in aree news, messaggistica istantanea e gruppi: avrebbe complicato l'inevitabile passaggio sul mobile.

E mentre Facebook faticava a trovare una dimensione sugli schermi 4 pollici, Twitter e i suoi fratellini iniziavano a conquistare sempre più spazio, a partire dalle fasce di età più giovani.

Tornando ad Instagram, ad esempio, è difficile non trovarlo sul desk top del telefonino di un adolescente.

I nuovi utenti hanno iniziato condividendo foto private e arrivando oggi a postare immagini pubblicitarie, di sport, di band musicali, attirando investimenti a sei zeri.

Per capire quanto il mercato sia in movimento basta provare ad elencare i concorrenti che stanno affollando la scena social con app molto asciutte e funzionali, nate con il touch e progettate per essere usate su smartphone e tablet.

GLI EMERGENTI.

Uno dei più agguerriti è WhatsApp, che da semplice sostituito gratuito degli sms è diventato uno degli universi social più frequentati con oltre 300 milioni di utenti, i quali oltre a chattare hanno apprezzato la libertà di condividere istantaneamente anche elementi multimediali.

Sulla stessa filosofia si stanno affermando Line e soprattutto Kik, che conta già 80 milioni di utenti.

Sul terreno di Facebook si sta muovendo da un annetto Pheed, una piattaforma di social media che consente agli utenti di postare oltre testi, foto e video, anche tracce audio, messaggi vocali e trasmissioni in diretta.

A fare la differenza è la possibilità offerta agli utenti di monetizzare le loro produzione aggiungendo la funzione pay-per-view sul loro canale di eventi in diretta.

Strano ma vero, Pheed non pretende diritti o royalties sui guadagni.

La palma del più “cool” spetta per ora a Snapchat, una app che permette il rapido scambio di foto che si autodistruggono al massimo dopo dieci secondi.

Lì si posta quello che non vorresti mai lasciare in bella vista sulla rete.

E se si prova a catturare l’immagine Snapchat te lo segnala.

Insomma, tra esibizionismo e/o voyerismo, secondo uno studio di Jupiter Research, quello del mobile dating è un mercato che nel 2013 raggiungerà il valore di 1,4 miliardi di dollari.

Oggi Snapchat dichiara circa 100 milioni di utenti e 350 milioni di foto scambiate.

Ma il dato più interessante è il target: il 26% di americani tra i 18 e i 29 anni lo ha installato sullo smartphone.

La caccia al teen ager è aperta, Facebook resisterà all’assalto dei piccoli predatori del web o farà la fine dei dinosauri?

martedì 5 novembre 2013

SCANDALO DATAGATE, BERLINO CONVOCA ANCHE L’AMBASCIATORE BRITANNICO


Gli Usa: lo scandalo non inquini i colloqui con l’Ue sul libero scambio.

Le tensioni per lo scandalo Datagate non devono inquinare il negoziato tra Europa e Stati Uniti per il trattato di libero commercio (Ttip).

E non lo faranno, con buona pace del Parlamento europeo che dieci giorni fa aveva chiesto ritorsioni contro lo spionaggio americano rivelato da Snowden a cominciare appunto dal blocco del negoziato sul Ttip.

Proprio oggi Unione Europea e Stati Uniti hanno annunciato ufficialmente che da lunedì a venerdì prossimi si terrà a Bruxelles il secondo round della trattativa.

Inizialmente previsto fra il 7 e l’11 ottobre, era stato rinviato a causa dello `shutdown´ dell’amministrazione pubblica americana.

Inoltre è già stato messo in cantiere il terzo incontro, che si terrà a Washington dal 16 al 20 dicembre.

L’annuncio è arrivato mentre il Segretario di Stato americano, John Kerry - durante una visita in Polonia - lanciava appunto l’appello a tenere «realmente separate» le trattative «da qualunque altro problema si possa avere in mente».

E mentre dalla Germania giungevano altri particolari sull’azione di spionaggio ai danni della cancelliera Angela Merkel, compiuta non solo dall’ambasciata americana a Berlino, ma anche da quella britannica.

Nel pomeriggio, l’ambasciatore britannico in Germania è stato «invitato» al ministero degli esteri per un colloquio sulle nuove rivelazioni.

«Qui si tratta di una partnership commerciale che ha la possibilità di far crescere tutti i nostri paesi’’, ha dichiarato il segretario di Stato Usa Kerry.

«Può avere un profondo impatto sui nostri popoli, creerà milioni di posti di lavoro e vale la pena di spingere perché vada avanti.

Questo non deve essere confuso con qualsivoglia legittima questione esista sulla Nsa o su altre argomenti.

Vogliamo ascoltare i nostri alleati, vogliamo avere questo dialogo», ha motivato.

Insomma, va bene discutere e rivedere le attività di spionaggio della onnipotente Nsa, ma senza mettere paletti al negoziato per creare quella che Kerry definisce «la forza economica più potente del pianeta».

La prossima settimana, secondo la Commissione europea, il negoziato «rientrerà nei binari della tempistica programmata».

Argomenti di confronto: servizi, investimenti, questioni normative, energia e materie prime.

Nessuno spazio per i dubbi europei legati allo scandalo Nsa.

D’altra parte nel vertice europeo di dieci giorni fa, i leader europei non hanno potuto mostrarsi uniti.

Germania e Francia hanno annunciato l’avvio di colloqui bilaterali con gli Usa per fissare un «codice di condotta», ma gli altri non sono riusciti ad andare al di là di una indignazione espressa a voce e di una generica preoccupazione manifestata nella blanda dichiarazione comune.

Ed oggi Kerry, che giovedì scorso aveva ammesso per la prima volta che gli Usa si erano spinti «troppo in là» nelle attività di intelligence, ha cercato di riannodare i fili del rapporto politico con gli europei ricordando che lo scopo della sorveglianza globale è la lotta al terrorismo.

«Dobbiamo capire che, in quanto partner, siamo tutti sulla stessa barca - ha detto il Segretario di Stato - Ci sforziamo tutti di dare protezione ai nostri cittadini.

Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra la protezione e la privacy.

Se lo facciamo bene, possiamo non solo placare le preoccupazioni, ma anche rafforzare le nostre relazioni nel campo dell’intelligence».

Relazioni tra servizi segreti il cui sviluppo però spetta ai singoli paesi.

La Commissione europea infatti non ha alcuna competenza in materia.