giovedì 31 ottobre 2013

DA OGGI ADDIO AL SEGRETO BANCARIO

Nei computer dell’Agenzia delle Entrate confluiranno tutte, ma proprio tutte le movimentazioni finanziarie: dai depositi titoli ai movimenti delle carte di credito, dagli accessi alle cassette di sicurezza all’acquisto di oro.

Segreto bancario addio.

Da oggi 31 ottobre, il decreto Salva Italia per combattere l'evasione, obbliga tutti gli Istituti di credito ad inviare all'Agenzia delle Entrate copia degli estratti conto dei propri clienti/correntisti relativi all'anno 2011.

Se i dati riscontrati dagli addetti del fisco non dovessero risultare congrui partiranno gli accertamenti fiscali.

L'Agenzia delle Entrate dovrebbe controllare tutti quei movimenti considerati "fuori conto", tra cui cambio di assegni, valuta estera, acquisto di preziosi.

Le informazioni - che saranno gestite nel rispetto della normativa sulla privacy - confluiscono in una sezione dell'Anagrafe Tributaria, chiamata Archivio dei rapporti finanziari.

VIDEOSORVEGLIANZA NEL MIRINO DEL GARANTE

Ispezione rivela che numerose aziende della grande distribuzione non rispettano le garanzie previste dalla legge e dalla normativa sulla privacy.

Il Garante: la tutela del patrimonio non è una scusante.

La legittima esigenza di tutelare il patrimonio, di proteggersi da furti e rapine con impianti di videosorveglianza, non autorizza i supermercati a violare le libertà fondamentali e la dignità di dipendenti e clienti.

Lo ribadisce il Garante, nella sua newsletter settimanale.

La raccomandazione arriva in seguito ai risultati di ispezioni nel settore della grande distribuzione, che ha rilevato come numerose società della grande distribuzione non avevano rispettato le garanzie previste dallo Statuto dei lavoratori, dalla normativa sulla privacy e dal provvedimento generale in materia di videosorveglianza predisposto dalla stessa Autorità.

E' emerso, ad esempio, che alcune società sottoposte ad ispezione non avevano ottenuto un preventivo accordo sindacale o richiesto l'autorizzazione al Ministero del lavoro.

A tal proposito, l'Autorità ha sottolineato che non è sufficiente che i lavoratori siano stati informati o che abbiano acconsentito all'installazione del telecamere per far venir meno le tutele previste dalla legge.

Dalle verifiche condotte dal Nucleo Speciale Privacy della Guardia di Finanza, sono state riscontrate anche altre violazioni.

L'Autorità ha dichiarato illecito il trattamento dei dati personali effettuato da sei catene di supermercati.

Sono in arrivo ulteriori provvedimenti nei confronti di altre società della grande distribuzione.

IL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO SULLA PROTEZIONE DEI DATI PRENDE FORMA

Primo voto del Parlamento Ue sulla proposta della Commissione europea.

Primo via libera all'avvio dei negoziati tra Parlamento europeo e Consiglio dell'Unione Europea per arrivare ad un accordo su un testo condiviso del nuovo Regolamento sulla protezione dei dati.

La Commissione competente del Parlamento europeo (Libe - Libertà civili, giustizia e affari interni) ha votato il 21 ottobre gli emendamenti al testo della proposta di Regolamento presentata dalla Commissione europea il 25 gennaio del 2012, dopo oltre 20 mesi di intenso dibattito nei quali sono stati presentati più di 3000 emendamenti.

Si attende adesso, per l'avvio dei negoziati tra i due "co-legislatori", Parlamento e Consiglio Ue, il testo con gli emendamenti del Consiglio, che non ha ancora terminato l'esame della proposta.

Il testo emendato del Regolamento mantiene molte delle impostazioni della proposta originale della Commissione, a partire dall'applicabilità del Regolamento ai trattamenti svolti da aziende extra-Ue se queste utilizzano dati personali di utenti Ue per offrire loro prodotti o servizi.

Altre conferme riguardano, ad esempio, il consenso della persona interessata (che deve essere "esplicito" anziché solo "inequivocabile" come nell'attuale direttiva 95/46) o il diritto alla portabilità dei dati.

Sono state inoltre mantenute alcune proposte innovative quali la nomina (obbligatoria) di un "Data Protection Officer" da parte dei titolari di trattamento (secondo criteri però diversi rispetto a quelli indicati dalla Commissione); l'introduzione di un obbligo generale per tutti i titolari di trattamenti dati di notificare eventuali violazioni (data breaches) alle Autorità privacy e in determinati casi anche agli interessati.

E' stato invece eliminato l'obbligo, oggi vigente, di notificare i trattamenti all'Autorità di protezione dati.

Gli emendamenti introducono anche versioni "semplificate" di alcune disposizioni del futuro Regolamento: il diritto all'oblio, ad esempio, è stato trasformato in un diritto alla rettifica o alla limitazione del trattamento in forma rafforzata.

Sono stati poi resi più stringenti i requisiti per trasferire dati personali verso Paesi terzi, con l'introduzione di un articolo che prevede l'obbligo di autorizzazione dei Garanti nazionali prima di inviare dati su richiesta di autorità giudiziarie o amministrative di Paesi terzi.

E' stato modificato anche il sistema delle sanzioni amministrative, che tutte le Autorità nazionali di controllo devono poter comminare, ma che sono libere di definire entro una soglia pecuniaria massima e nel rispetto di una griglia di criteri fissati nel testo.

Vanno segnalate anche le modifiche apportate alla proposta di Regolamento per quanto riguarda il meccanismo di "sportello unico" (one-stop-shop) e la collaborazione fra autorità di controllo attraverso il cosiddetto "meccanismo di coerenza".

Secondo il Parlamento, lo sportello unico deve permettere alle imprese multinazionali di dialogare con un unico interlocutore nell'Ue (l'Autorità privacy del Paese dove hanno il loro "stabilimento principale"), ma il ruolo di questa Autorità (definita, appunto, "Autorità capofila") deve consistere nel coordinamento di un processo di co-decisione in cui tutte le Authority degli Stati membri interessati da un trattamento devono partecipare ed avere voce.

Alcuni aspetti contenuti nel Regolamento continuano a destare perplessità: in particolare, l'introduzione della definizione di "dato pseudonimo", in termini che non chiariscono pienamente come il dato pseudonimo resti un dato in grado di identificare una persona; le norme sulla profilazione e la definizione stessa di profilazione; l'introduzione chiesta dal Parlamento di un "certificato europeo" della protezione dati, una sorta di "bollino-qualità" che consentirebbe ai titolari di trattamenti di beneficiare di varie deroghe ed esenzioni, e la cui vigilanza sarebbe affidata a soggetti terzi, ossia diversi dalle Autorità di controllo.

La Commissione del Parlamento europeo ha licenziato anche gli emendamenti alla proposta di Direttiva che si applicherà ai trattamenti di dati per fini di giustizia e polizia, con l'obiettivo di mantenere un approccio uniforme e coerente alla protezione dei dati di tutti i cittadini.

SICUREZZA NEI SUPERMERCATI SENZA LEDERE LA DIGNITÀ DEI LAVORATORI

Nel mirino del Garante le società della grande distribuzione con sistemi di videosorveglianza non a norma.

La legittima esigenza di tutelare il patrimonio, di proteggersi da furti e rapine con impianti di videosorveglianza, non autorizza i supermercati a operare in violazione delle libertà fondamentali e della dignità di dipendenti e clienti.

Lo ribadisce il Garante in seguito ai risultati di un'attività ispettiva nel settore della grande distribuzione, che ha rilevato come numerose società non avevano rispettato le garanzie previste dallo Statuto dei lavoratori, dalla normativa sulla privacy e dal provvedimento generale in materia di videosorveglianza predisposto dalla stessa Autorità.

Dagli accertamenti disposti dal Garante, è emerso, ad esempio, che tra le società sottoposte ad ispezione, cinque non avevano ottenuto un preventivo accordo sindacale o richiesto l'apposita autorizzazione al competente ufficio del Ministero del lavoro [doc. web n. 2605290, 2578071,2577203, 2577227 e 2691507].

A tal proposito, l'Autorità ha sottolineato che non è sufficiente che i lavoratori siano stati informati o che abbiano addirittura acconsentito all'installazione del telecamere per far venir meno le specifiche tutele previste dalla normativa o lo stesso divieto di controllo a distanza.

Una sesta società [doc. web n. 2683203], a differenza dalle precedenti, aveva sì ottenuto l'autorizzazione dell'ufficio ministeriale ad installare l'impianto di videosorveglianza, ma non ne aveva poi rispettato tutte le prescrizioni.

Dalle verifiche condotte, sia a campione sia in seguito a segnalazioni, dal Nucleo Speciale Privacy della Guardia di Finanza, sono state riscontrate anche altre violazioni: alcuni esercizi commerciali conservavano le immagini per un arco temporale non giustificato da esigenze specifiche (ad esempio, per ripetuti furti o rapine) così come invece stabilito dal provvedimento generale del Garante in materia di videosorveglianza.

Due dei supermercati controllati dal Garante, inoltre, non avevano provveduto a segnalare adeguatamente la presenza delle telecamere con appositi cartelli o avevano omesso di indicare chi fosse il titolare del trattamento.

Il legale rappresentante di un supermercato aveva addirittura dichiarato al nucleo ispettivo che l'impianto di videosorveglianza non era in funzione, salvo poi doversi smentire di fronte alle evidenze raccolte.

L'Autorità ha dichiarato illecito il trattamento dei dati personali effettuato dalle sei società tramite i sistemi di videosorveglianza e ha disposto che tutti gli esercizi commerciali si adeguino entro trenta giorni alle misure prescritte alla luce della normativa sulla privacy e dallo Statuto dei lavoratori.

Sono in arrivo ulteriori provvedimenti nei confronti di altre società della grande distribuzione.

CALL CENTER EXTRA UE PIÙ TRASPARENTI

Il Garante avvia una ricognizione delle attività di customer care e telemarketing fuori Ue.

Cresce il fenomeno dei call center delocalizzati in Paesi al di fuori dell'Unione europea e il Garante privacy interviene a tutela dei cittadini italiani.

Con un provvedimento a carattere generale [doc. web n. 2724806], adottato al termine di una articolata istruttoria, il Garante ha ribadito le regole alle quali devono attenersi società e enti pubblici, che si avvalgono per le loro attività di customer care o di telemarketing di call center situati in Paesi dove non sono assicurate le garanzie previste dalla normativa comunitaria.

L'Autorità, inoltre, sulla base delle recenti modifiche normative apportate dal legislatore italiano nel settore, ha chiesto maggiori informazioni per gli utenti, possibilità di scegliere un operatore collocato sul territorio nazionale, più trasparenza nei trattamenti di dati personali.

L'Autorità ha avviato anche una ricognizione dei soggetti che si avvalgono dei call center stabiliti fuori dall'Ue, verificando i tipi di operazioni effettuate e le modalità di trasferimento adottate.

Il nuovo provvedimento ricorda le regole generali da rispettare per i trasferimenti di dati: autorizzazione del Garante, adozione di regole di condotta infragruppo (le cosiddette "binding corporate rules", Bcr), sottoscrizione tra le parti delle clausole contrattuali tipo stabilite dalla Commissione europea o quelle già indicate in specifici ambiti di attività (ad.es. per il telemarketing).

Ma soprattutto introduce importanti novità.

I titolari del trattamento (società e enti pubblici) che utilizzano tali call center dovranno infatti integrare l'informativa resa al momento del contatto con l'utente specificando anche la nazione dalla quale chiamano o rispondono.

Per le chiamate in entrata, in analogia a quanto previsto dalla normativa in vigore, i call center dovranno adottare apposite procedure per dare all'utente la possibilità di scegliere un operatore collocato sul territorio nazionale (ad es. deviando la telefonata o disponendo un successivo contatto da parte di un operatore italiano).

D'ora in poi, inoltre, i titolari dal trattamento che intendono trasferire (o affidare) il trattamento di dati personali a un call center situato in Paesi extra Ue dovranno prima darne comunicazione al Garante, utilizzando un modello che sarà messo a disposizione sul sito dell'Autorità (www.garanteprivacy.it).

I call center che già operano in Pesi extra Ue dovranno invece informare il Garante entro 30 giorni dalla pubblicazione del provvedimento nella Gazzetta ufficiale.

Ciò consentirà di acquisire elementi utili a comprendere l'ampiezza di un fenomeno in continua espansione e permetterà all'Autorità di valutare la portata del trasferimento dei dati personali al di fuori dall'Unione europea per i trattamenti operati dai call center, anche al fine di intervenire con tempestività ed efficacia in caso di violazioni del Codice privacy.

mercoledì 30 ottobre 2013

VMWARE WILL BUILD 'SEVERAL DATA CENTRES' IN EUROPE TO SATISFY DATA PRIVACY LEGISLATION

Virtualisation giant VMware will need "several data centres" in Europe to satisfy data privacy legislation across the EU and to allay any fears customers have over data location, according to VMware's senior vice president of hybrid cloud services, Bill Fathers.
 
Fathers, who was addressing delegates at VMworld Europe 2013, said that the firm would be opening up its first data centre in Slough, in the UK, as it brings VMware vCloud Hybrid Service to Europe.

He suggested that this was a strategic move to address European data locality, privacy, security and sovereignty challenges.

"We are excited [about the vCloud Hybrid Service rolling out in Europe], but we know that clients want to know where data is physically located, they want to ensure it is being managed under proper legal jurisdiction, and to ensure that the data is secure and properly managed, so we're really looking at the EU Data Protection Directive so that we have a local feel to our offering," Fathers explained.

He suggested that the UK data centre will be the first of many to be built in Europe.

"We are probably going to have physical points in several countries to satisfy the data privacy legislation," he said.
 
The issue of data privacy has been put under the spotlight since former National Security Agency (NSA) contractor Edward Snowden leaked documents suggesting that the US and UK spy agencies have been involved in a mass surveillance operation involving the data of millions of citizens.

Prior to the leaks, many firms had been wary of storing critical data with cloud firms that operate data centres in the US because of the US Patriot Act, which enables the authorities in the US to seize data if they think it's in the country's national security interests to do so.


GREENWALD: INTERCETTATI CITTADINI INNOCENTI L'AMERICA SI GIOCA LA SUA REPUTAZIONE

In seguito alle rivelazioni di Edward Snowden, è esploso in tutto il mondo lo scandalo delle intercettazioni americane.

Gli Usa tenevano sotto controllo i telefoni di numerosi leader mondiali.

Ma, a dispetto della sorpresa, lo spionaggio, anche tra alleati, è un fatto scontato che risale agli albori della diplomazia.

Perché allora tanto scalpore?

Ne parliamo con colui che per primo ha diffuso le informazioni di Snowden: Glenn Greenwald.

Gleen, in questo momento si trova a Rio, dunque sa bene che le rivelazioni su Dilma Rousseff l'hanno indotta a disdire una visita di Stato negli Usa.

Secondo lei, quali sono i risvolti positivi di tutto ciò?

«Di positivo c'è che adesso i brasiliani sanno del grave attentato compiuto ai danni della loro privacy da parte di un governo sul quale non esercitano alcun controllo e nei confronti del quale non hanno alcun obbligo.

All'inizio abbiamo raccontato delle intercettazioni di massa dei cittadini brasiliani, poi che a essere presi di mira erano stati lo stesso presidente, alleato degli Stati Uniti, democraticamente eletto, il gigante del petrolio Petrobras, e alcuni vertici economici.

Da giornalista, non mi domando in che modo posso aiutare il governo degli Usa, ma come posso mettere le persone di tutto il mondo al corrente di fatti che dovrebbero conoscere.

Ecco quale scopo abbiamo raggiunto con questa storia».

Siete voi che valutate quali notizie valga davvero la pena di diffondere e quali no?

Di certo esiste grande abbondanza di materiale.

C'è chi ha parlato di "discarica digitale".

«Snowden ha fornito una quantità enorme di documenti, chiedendoci ripetutamente di esaminarli con grande meticolosità e giudizio, soppesandoli uno a uno e tenendo a mente l'interesse comune e il fatto che alcuni di quei documenti avrebbero potuto danneggiare persone innocenti.

Da cinque mesi disponiamo di molte migliaia di documenti.

In tutto, credo che ne abbiamo pubblicati circa 200, o 250, e questo dimostra con quanta cautela stiamo procedendo.

Inoltre, non è vero che ogni Paese intercetta le comunicazioni personali dei propri alleati democraticamente eletti; e di certo non è vero che ogni Paese effettua intercettazioni di massa su milioni di persone innocenti, in ogni angolo del mondo.

Solo gli Stati Uniti lo fanno.

Il mondo non lo sapeva, e adesso lo sa.

È questo il motivo per cui le autorità Usa sono furibonde: non perché sia stata messa a rischio la sicurezza nazionale, ma perché la loro reputazione e la loro credibilità sono state compromesse agli occhi del mondo».

Mike Morell, il vicedirettore della Cia, ha definito le rivelazioni di Snowden "il più grave danno mai inflitto all'intelligence nazionale".

Cosa risponde a chi ritiene che adesso il mondo sia un posto più pericoloso perché i malintenzionati sanno che li stiamo spiando?

«Usiamo il buonsenso: ogni terrorista sa da tempo che Usa e Regno Unito tentano in ogni modo di intercettare ogni sua comunicazione.

Non abbiamo detto nulla ai terroristi che già non sapessero.

Ciò che invece abbiamo rivelato è che il sistema di spionaggio ha come oggetto primario non i terroristi, ma persone innocenti di tutto il mondo.

Prima non si sapeva.

Ecco perché le autorità Usa e britanniche sono furibonde: perché volevano nascondere il vero scopo delle intercettazioni alle stesse persone che ne sono oggetto.

E questa è l'unica novità contenuta nei nostri articoli».

La stampa francese ha rivelato le intercettazioni di oltre 60 milioni di telefonate ed email ai danni dei cittadini francesi.

Il presidente della Commissione intelligence della Camera, Mike Rogers, ha dichiarato che "se i cittadini francesi sapessero esattamente di cosa si tratta, applaudirebbero.

Contribuisce alla sicurezza dei francesi, degli Usa e dei nostri alleati europei".

Dunque è tutta una questione di sicurezza?

«In molti si domandano perché l'antiamericanismo sia tanto diffuso nel mondo.

Per capirlo basta ascoltare Mike Rogers, che va dicendo al mondo intero che dovrebbero esserci tutti grati perché a loro insaputa invadiamo la loro privacy.

Il problema sta nell'affermazione che è tutta una questione di terrorismo.

Angela Merkel è forse una terrorista?

Milioni di cittadini spagnoli e francesi sono terroristi?

Si tratta, è evidente di una questione di potere politico e spionaggio economico.

E in tutto il mondo, l'affermazione che tutto sia invece incentrato sul terrorismo è considerata per quello che è: una balla bella e buona».

martedì 29 ottobre 2013

LE INTERCETTAZIONI A FIN DI BENE

La polemica sulle intercettazioni e le violazioni della privacy infuria e Mario Platero continua ad occuparsi del tema, questa volta dal punto di vista delle "intercettezioni buone" quelle cioè che servono a catturare, ad esempio, i pedofili che cercano di nascondersi sulla rete.

IRISH COURT TO RULE ON JUSTIFICATION FOR REGULATOR'S FAILURE TO INVESTIGATE PRIVACY GROUP'S FACEBOOK PRISM CONCERNS.

The Irish High Court is to rule on whether a regulator unlawfully failed to investigate alleged links between Facebook and the surveillance of data conducted by US intelligence officials through the 'Prism' programme.

Privacy campaigners the 'Europe v Facebook' group won the right to a judicial review of the decision by the Office of the Irish Data Protection Commissioner (ODPC) not to look into the issue when it complained about the matter earlier this year.

The group has claimed, among other things, that Irish Data Protection Commissioner Billy Hawkes "failed in his duty to investigate".

However, the ODPC said it would strongly contest the case when the hearings begin.

"Now that the matter is the subject of ongoing court proceedings, this Office is not in a position to comment on the matter, other than to confirm that we will be vigorously defending our position," the ODPC said in a statement, according to a report by The Register.

Earlier this summer the Guardian and a number of US newspapers published stories concerning the surveillance activities of US intelligence body the National Security Agency (NSA).

The stories contained information leaked by whistleblower Edward Snowden and concerned the NSA's alleged use of a computer programme called 'Prism' to access data held by major technology companies, including Facebook.

Following the news reports the Europe v Facebook group submitted a complaint to the ODPC and asked the watchdog to look into whether Facebook could be said to be complying with EU data protection rules around the transferring of personal data outside of the trading bloc.

Facebook Ireland has responsibility for all Facebook users outside of the USA and Canada.

According to documents submitted to the High Court in Ireland by Europe v Facebook (16-page / 1.6MB PDF), the ODPC deemed the group's Facebook Prism complaint to be "frivolous and vexatious".

The ODPC is not bound to issue a formal decision in relation to any complaint he deems to be frivolous.

The watchdog has had previous dealings with Europe v Facebook.

In 2011 the ODPC conducted an audit of Facebook Ireland's privacy polices and practices and made a number of recommendations for improvements

The audit was undertaken after Europe v Facebook raised a number of concerns about the social network's compliance with EU data protection laws.

Following a re-audit last year the ODPC said Facebook had implemented the "great majority of the recommendations" it made in its initial report and sought action on a number of the outstanding issues.

However, Europe v Facebook raised concerns about the ODPC's audit and findings and pressed for further action.

Austrian student Max Schrems who heads up the Europe v Facebook group said that the Luxembourg data protection authority is looking into its complaints about the links between Microsoft and Skype and the NSA's Prism programme and that Yahoo! is also under similar regulatory scrutiny in Germany.

"The [Irish] DPC simply wanted to get this hot potato off his table instead of doing his job," Schrems said in a statement.

"But when it comes to the fundamental rights of millions of users and the biggest surveillance scandal in years, he will have to take responsibility and do something about it."

"In our complaint we have questioned the scope and the validity of the ‘Safe Harbour’ system.

The DPC has totally ignored this and has only verified that Facebook is member of the ‘Safe Harbour’ system - this was just never the question in our complaint," he added.

Under the EU's Data Protection Directive personal data may only be transferred outside of the European Economic Area (EEA) by organisations where there is an adequate level of data protection in place in the third country.

A number of countries around the world, although not the US, have been deemed to provide adequate protection

However, a 'Safe Harbour' agreement has been put in place between the EU and US that allows personal data to be transferred to the US where data protections meet EU standards.

US organisations that self-certify that they conform to the requirements of the Safe Harbour scheme are deemed as having met European safety standards outlined in the Directive.

The Safe Harbour framework is currently under review by the European Commission in light of the Prism revelations.

Court documents published by Europe v Facebook said it was "irrational" for the ODPC to "conclude or be satisfied that, in the United States of America, an adequate level of protection was in place" following the stories about NSA spying.

The group said that it anticipates a ruling in the case within the next six months.

lunedì 28 ottobre 2013

I SELFIE , OVVERO LA PRIVACY È MIA E ME LA INVADO IO

Per l'accusa: è stupido.

La rassegnata approvazione del dizionario di Oxford (se hanno aggiunto selfie vuol dire che siamo in tanti) non fa miracoli: restiamo stupidi.

Per la difesa: sospensioni di dignità consentite dalla legge, passando per il "socialmente tollerato", virano spesso al grado "nessuno noterà".

Mentre decidiamo se "lo fanno tutti" è una buona copertura, una classificazione provvisoria.

Joint venture selfie.

Qualcuno le riprende da un angolo raffinatamente casuale mentre si mettono in posa – quei sorrisi di primissima classe fanno svanire ogni dubbio sulla profezia di Nora Ephron («È inevitabile che la Streep reciti la parte di Hillary in un film») e sulle prossime primarie.

Nota: la foto più bella dell'anno ha fatto il giro del mondo, il selfie (invero bruttino) è andato in beneficenza di nascosto.

Vintage selfie.

Ex presidente e vecchio barone della Rete.

Nota: il sorriso di Bill Gates non sopravvive a un secondo sguardo, starà pensando che questa coazione a fotografarsi è un'altra buona idea di Mark Zuckerberg.

Weiner selfie.

La storia è vecchia: annoiato politico inquadra le parti intime.

La novità: le giustificazioni sono diventate più interessanti delle sconcezze – da «vediamo queste foto» a «vediamo come le spiega».

Selfie veloce.

In realtà non si capisce , ma abbiamo imparato: nel dubbio, è autoscatto.

Lo sbaglia apposta : i fotogenici non si applicano – e poi venire bene sui telefoni degli altri vale doppio.

Selfie da polemica.

Conferenza Governo/sindacati, la Cgil twitta uno scatto.

Poco dopo, i fotografi professionisti si lamentano : «Non ci rispettate» – è vero: perché ora veniamo meglio nelle nostre.

TUTTO ZUCKERBERG MINUTO PER MINUTO

'The Zuckerberg Files' è un archivio digitale di tutti gli interventi pubblici di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook.

Testi integrali e file video possono essere scaricati, analizzati e commentati.

Il progetto è di uno studioso di privacy, Michael Zimmer.

Ecco che la privacy cambia prospettiva.

'The Zuckerberg Files' è un archivio digitale di tutti i discorsi pubblici del fondatore e amministratore di Facebook, Mark Zuckerberg.

Oltre 100 trascrizioni di testo integrali e quasi 50 file video sono stati resi disponibili ai ricercatori che li possono scaricare, analizzare e scrutare.

Il progetto è di uno studioso di privacy, Michael Zimmer.

'The Zuckerberg Files' è ospitato su server delll'Università del Wisconsin di Milwaukee e si compone di due collezioni digitali.

La raccolta "trascrizioni" comprende trascrizioni integrali di tutti i contenuti digitali di dichiarazioni pubbliche di Zuckerberg.

La raccolta "video" è un sottoinsieme della collezione con i file video disponibili che documentano apparizioni di Zuckerberg.

Mentre i file di metadati bibliografici su Zuckerberg sono a disposizione del pubblico, l'accesso alle trascrizioni integrali e file video archiviati sono protetti da password ma possono essere richiesti da studiosi, ricercatori, giornalisti.

Privacy al contrario.

Facebook, osserva Lauren Hockenson su GigaOm, ha sempre cercato di demolire, pezzo dopo pezzo, il concetto di privacy rendendolo una nuova forma di scambio tra gli utenti del social network.

Un modo anche per piazzare opportunamente suggerimenti pubblicitari.

Ogni volta che Facebook cambia le proprie regole sulla privacy, rendendole cioè più aggirabili, si innesca un processo in cui gli utenti si arrabbiano ma subito dopo la società rassicura: la privacy è ancora una cosa importante.

Ecco perché lo studioso di privacy Michael Zimmer ha lanciato "The Zuckerberg Files", per applicare al fondatore di Facebook le stesse regole della "filosofia dell'informazione" e monitorarlo continuamente.

LAURA PAUSINI INFURIATA SU FACEBOOK: "IO E PAOLO COSTRETTI A NASCONDERE NOSTRA FIGLIA"

La nascita della prima figlia, la piccola Paola, sta creando qualche problema di privacy per Laura Pausini. E' stata la stessa cantante., giustamente preoccupata, a lanciare l'allarme dalla sua pagina Facebook:

"Durante il mio viaggio nel nord e sud america - ha scritto sul social network - come è più volte capitato negli ultimi anni, vengo seguita dai paparazzi: questo fa parte del lavoro che ho scelto e non posso che accettarlo.

Cerco di essere sempre molto gentile anche quando dimostrano invadenza.

Da otto mesi sono madre e fin dall'inizio della mia gravidanza ho chiesto ai media, così come ai miei fan, la cortesia di essere discreti con la piccola che portavo in grembo e che ora viaggia con me.

Ogni paese ha la sua legislazione nell'ambito del diritto di immagine relativo ai minori.

In alcune nazioni del mondo la pubblicazione delle immagini con il volto pixelato dei minori è consentita, in altre no.

Io e il padre di mia figlia desideriamo che la nostra piccola non si trovi nelle condizioni di essere continuamente nascosta ogni volta che usciamo dall'hotel che ci ospita e vorremmo non dover trovare il suo volto in tutte le testate on line, video o cartacee, senza che venga oscurato.

Non essendoci al momento garanzia universale di tutela della privacy dei minori, vi chiediamo gentilmente di rispettare la nostra decisione, cosi da poter permettere alla nostra piccola e a noi genitori di vivere serenamente come è giusto che sia la nostra vita familiare in giro per il mondo.

Grazie".

domenica 27 ottobre 2013

L'EUROPA DELLA PRIVACY E DELLA PARTECIPAZIONE

Lo scandalo suscitato da Ed Snowden con le sue rivelazioni sulle pratiche di sorveglianza di massa attuate dai governi statunitense e britannico attraverso le loro agenzie per la sicurezza nazionale va ampliandosi sempre più.

Quando i wikileaks arrivano a mostrare che a essere spiati non sono solo i comuni mortali, ma anche i capi di governo di stati europei alleati, ecco che big data diventa un termine strategico, e una strategia europea diventa prioritaria nell'agenda del consiglio europeo di questo fine settimana, con Hollande che sollecita la realizzazione un polo europeo dei big data in grado di scalfire il dominio dei colossi americani.

I data scientists vedono nei big data eccezionali opportunità per comprendere la società e supportare innovazione e creatività.

I big data, ovvero le tracce digitali delle nostre attività quotidiane che lasciamo attraverso il web, gli smart-phone, il bancomat, sono il nuovo microscopio per misurare la società globale e interconnessa.

Nuovi strumenti per accelerare la conoscenza e migliorare la qualità delle nostre decisioni come singoli cittadini, istituzioni, imprese.

L'Europa non ha brillato finora per il sostegno a questa visione: negli ultimi due anni, una rete europea di data scientists di ogni disciplina scientifica, incluso le scienze sociali, ha creato un grande progetto per costruire l'ecosistema digitale per liberare la potenza dei big data, una Ict del futuro modellata su persone e valori, non solo tecnologia (FuturICT).

Ma alla prima occasione importante, la selezione di due progetti decennali nel programma Flagship, la Commissione Europea ha preferito dar la precedenza al grafene e alle neuroscienze, rispetto ai big data.

Ma c'è un errore da evitare: muoversi con la logica sbagliata cercando di replicare il modello Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon), i "latifondisti della conoscenza" che dai dati scoprono i profili per il marketing personalizzato; o, peggio ancora, il modello Nsa, spiare tutti per scoprire potenziali terroristi.

Questo modello di big data non è l'unico, né il migliore.

Esiste un approccio europeo, che i data scientists europei e non stanno sviluppando dal basso, dalla rete di centri di ricerca e start-up innovative.

Non è necessario, e neanche utile, centralizzare i dati di tutti nei database dei giganti.

È possibile prendere un'altra strada, sviluppare ecosistemi digitali basati sulla partecipazione e sulla trasparenza.

Democratizzare i big data, attraverso alcune idee forti: la privacy-by-design e il new deal dei dati personali.

Con la prima si possono abilitare in sicurezza molti servizi basati sui big data, mettendo le persone al riparo da rischi di intrusione nella sfera privata.

Con la seconda idea si ribalta il modello Gafa: si dà ad ogni persona lo strumento per integrare le proprie tracce digitali ed estrarne migliore conoscenza di sé, creando il presupposto per un web aperto fatto di partecipazione e condivisione di parte della propria conoscenza con i servizi di cui ci si fida.

Speriamo che l'Europa scelga questa via, coerente con i propri valori.

Nessun treno è ancora perso in questa direzione, si tratta anzi di farlo partire.

Gli autori sono cofondatori del Laboratorio Europeo di Big Data Analytics & Social Mining.

MERKEL SPIATA DAL 2002, HILLARY SI SMARCA

La Clinton critica la Casa Bianca per come ha trattato lo scandalo che sta travolgendo la National Security Agency:  "Bisogna fornire agli alleati tutti i dettagli".

Merkel spiata dal 2002.

Obama: "Non lo sapevo, avrei impedito".

A Roma centro Nsa.

Onu, 21 paesi si schierano contro lo spionaggio.

In tilt il sito Nsa: sospetti su Anonymous.

Agenzia: problema tecnico.

Il cellulare di Angela Merkel fu spiato dalla National security agency statunitense (Nsa) dal 2002, Obama dice che non ne era al corrente altrimenti avrebbe fermato le operazioni e gli Usa avevano allestito anche a Roma uno dei centri di spionaggio gestiti congiuntamente da Nsa e Cia.

Sono questi gli ultimi dettagli dello scandalo dei programmi di sorveglianza americani, scoppiato a seguito delle rilevazioni della talpa Edward Snowden e che sta creando forti tensioni fra nei rapporti fra Stati Uniti ed Europa.

A fornire i nuovi particolari è il settimanale tedesco Der Spiegel, che spiega di essere entrato in possesso di alcuni documenti dei servizi segreti Usa.

Intanto il sito della Nsa, nsa.gov, è rimasto fuori uso per diverse ore, ma l'agenzia nega che si sia trattato di un attacco hacker.

E alle Nazioni unite diversi Paesi, guidati da Germania e Brasile, stanno lavorando a una bozza di risoluzione dell'Assemblea generale per garantire la privacy dei cittadini nelle comunicazioni elettroniche.

Lo Spiegel riferisce che i controlli al telefono della Merkel sono andati avanti per oltre 10 anni.

Il numero di Angela infatti, indicato nel documento in possesso del giornale con la dicitura 'GE Chancellor Merkel', compariva nella lista gia nel 2002, quando cioè la leader della Cdu non ricopriva ancora l'incarico di cancelliere della Germania.

E al settimanale risulta che l'ordine di controllare Merkel era ancora valido poche settimane prima che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si recasse in visita a Berlino a giugno scorso.

Dall'estratto in possesso di Der Spiegel non emerge che tipo di dati siano stati sorvegliati, se siano state registrate tutte le conversazioni o venissero solo analizzati i tabulati telefonici.

La cancelliera sarebbe stata indicata come obiettivo dalla sezione competente per l'Europa, la S2C32 'European States Branch', e i controlli sarebbero stati realizzati da un'unita nota come 'Special Collection Services' (Scs).

Obama: non lo sapevo.

Pare che Obama non fosse al corrente dei controlli fatti alla Merkel.

A dirlo alla cancelliera, sempre secondo informazioni di Der Spiegel, sarebbe stato lui stesso nel corso del colloquio telefonico di mercoledì.

Non lo sapevo e se lo avessi saputo avrei fermato le operazioni, avrebbe affermato Obama, dicendosi dispiaciuto e porgendo le sue scuse.

È stata la stessa Merkel a telefonare a Obama mercoledì dopo che erano emerse le notizie secondo le quali il suo cellulare era stato sorvegliato dalla Nsa.

Anche la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, l'edizione domenicale del quotidiano tedesco Faz, ha riportato che Obama avrebbe detto nel corso della chiamata di non avere saputo nulla dei controlli al telefono della Merkel.

E la stessa cosa pare abbia detto Susan Rice, consigliere di Obama per la sicurezza nazionale, parlando con il consigliere di Merkel per la politica estera Christoph Heusgen.

Der Spiegel rivela inoltre che l'intero quartiere governativo tedesco sarebbe stato spiato dalla sede dell'ambasciata degli Stati Uniti a Berlino.

Sulle carte dei servizi Usa citate come fonte, sottolinea il giornale, si affermava che qualora questo tipo di postazioni di ascolto fosse stato riconosciuto avrebbero potuto esserci "gravi danni per i rapporti degli Usa con un governo amico".

L'ambasciata degli Stati Uniti a Berlino si trova a Pariser Platz e Der Spiegel spiega che si tratta di un centro nel quale collaborano Nsa e Cia e dove si usano antenne ad alta prestazione per sorvegliare le comunicazioni del quartiere del governo tedesco.

MERKEL SPIATA. NSA: "OBAMA NON FU MAI INFORMATO"

Secondo le indiscrezioni della Bild am Sonntag il presidente Obama era al corrente dello spionaggio della Nsa nei confronti della cancelliera Merkel già dal 2010.

Ma il capo dell'agenzia nega che il presidente sia mai stato informato di ciò.

Berlino: spionaggio è reato.

Obama non sarebbe mai stato informato dello spionaggio telefonico da parte della National Security Agency nei confronti di Angela Merkel.

La Casa Bianca tenta di porre rimedio al deflagrare del caso.

Il capo uscente della National Security Agency, il generale Keith B. Alexander, ha infatti reso noto che il presidente americano non è mai stato informato delle attività di spionaggio che l'agenzia effettuava sul telefonino del cancelliere tedesco Angela Merkel.

Il direttore della Nsa, Keith Alexander "non ha discusso con il presidente Obama nel 2010 un'operazione di presunta raccolta dati d'intelligence straniera che abbia coinvolto Angela Merkel, né ha mai discusso presunte operazioni che coinvolgano il Cancelliere.

Notizie che sostengono il contrario non sono vere".

Lo rende noto la portavoce della Nsa, Vanee Vines.

Berlino: spionaggio è reato.

Poco prima le dichiarazioni del ministro dell'Interno tedesco, Hans-Peter Friedrich:"Lo spionaggio è un reato - ha detto il rappresentante del governo Merkel - e chi lo pratica deve risponderne davanti alla giustizia".

Duro anche il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle, che giovedi' aveva convocato l'ambasciatore Usa per protestare per lo spionaggio della National Security Agency americana.

Si tratta di fatti "altamente dannosi", ha avvertito in una nota, e che "minacciano di minare i legami che ci tengono insieme e di cui abbiamo piu' bisogno che mai per modellare il futuro nel mondo globalizzato del 21mo secolo".

Westerwelle ha ricordato che "sul suolo tedesco vige la legge tedesca e questo vale per cittadini e imprese e anche per diplomatici e ambasciate".

Un riferimento, quest'ultimo, al fatto che gli 007 della Nsa avrebbero trovato ospitalità per lo spionaggio nella rappresentanza Usa a Berlino.

Le rivelazioni della Bild am Sonntag.

Le nuove rivelazioni sono arrivate dalla Bild am Sonntag (BamS) che ha scritto che Obama era al corrente gia' dal 2010 delle intercettazioni al cellulare della Merkel e ha sfidato la Casa Bianca a smentire l'articolo se ne fosse stata in grado.

"Il presidente Usa ha espressamente autorizzato le intercettazioni contro il cancelliere", ha scritto l'edizione domenicale della Bild.

Nel 2010, ha aggiunto, il presidente americano "era stato informato personalmente dal capo della Nsa, Keith Alexander, dell'operazione segreta riguardante la Merkel".

Un funzionario della Nsa ha dichiarato alla BamS che "Obama non blocco' la sorveglianza, ma lascio' che proseguisse".

In seguito la Casa Bianca chiese alla Nsa un dossier completo sul cancelliere, poiche' secondo il funzionario citato dalla BamS Obama non si fidava della Merkel e voleva sapere tutto di lei.

"Chi è esattamente questa donna?", avrebbe chiesto il presidente americano, che sarebbe rimasto irritato per il modo in cui la Merkel agiva nella crisi dell'euro, ma anche per l'opposizione tedesca all'intervento in Libia.

La BamS rivela che dopo aver ricevuto il via libera da Obama, la Nsa intensifico' le attivita' di intercettazione nei confronti della Merkel, limitate fino a quel momento al cellulare messole a disposizione dalla Cdu.

Gli 007 americani avrebbero infatti preso di mira anche il nuovo cellulare a prova di intercettazioni consegnato in estate alla Merkel, a conferma che il controllo delle telefonate del cancelliere sarebbe andato avanti fino a tempi recentissimi.

Il giornale aggiunge che la Nsa era al corrente non solo delle telefonate, ma anche dei messaggini della Merkel, mentre l'unico apparecchio che gli specialisti americani non riuscirono ad intercettare fu il telefono fisso dell'ufficio alla Cancelleria, attraverso il quale la Merkel parla di solito con gli altri capi di governo.

Spd chiede istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle intercettazioni.

In attesa che nei prossimi giorni una delegazione tedesca con i vertici degli 007 si rechi a Washington, la Spd ha chiesto l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle intercettazioni telefoniche, con l'audizione in qualita' di testimone della "talpa" Edward Snowden.

Il capogruppo socialdemocratico al Bundestag, Thomas Oppermann, ha avvertito che "sullo scandalo Nsa è inevitabile una Commissione parlamentare d'inchiesta.

Solo un chiarimento puo' ristabilire la fiducia gravemente danneggiata sulla protezione della privacy".

Una protesta arriva anche dalla Svizzera, il cui presidente Ueli Maurer ha avvertito che cosi' "si mina la fiducia tra Stati".

"Non sappiamo se questa sia solo la punta dell'iceberg o se altri governi stiano agendo con la stessa mancanza di scrupoli", ha affermato in un'intervista allo Schweiz am Sonntag.