venerdì 28 giugno 2013

TELECAMERE "INTELLIGENTI" PER IMPIANTI IN ZONE ISOLATE

 

Il Garante per la privacy ha accolto le richieste avanzate da un gruppo industriale di installare un sistema di videosorveglianza "intelligente" , dotato di riconoscimento dei movimenti , per proteggere cinque complessi fotovoltaici posizionati in zona isolate.

Le domande di verifica preliminare presentate traggono origine dalle peculiari esigenze organizzative e di sicurezza dei siti produttivi che si trovano in ampie aree lontano da centri abitati e solitamente non richiedono la presenza di personale sul posto.

Le società che gestiscono gli impianti hanno quindi chiesto di poter abbinare al normale sistema di videosorveglianza , dotato di telecamere fisse e "speed-dome" (brandeggiabili e dotate di zoom) , una funzione di "motion control" in grado di rilevare automaticamente eventuali movimenti all'interno dell'area ripresa e di allertare immediatamente il personale di controllo.

Le nuove funzionalità consentirebbero alle imprese di garantire la sicurezza delle infrastrutture da intrusioni e danneggiamenti , nonché di monitorare costantemente il corretto funzionamento degli impianti in modo da richiedere l'intervento di addetti sul posto solo in caso di eventi anomali.

L'Autorità ha riconosciuto le specifiche necessità del gruppo e ha autorizzato l'attivazione delle nuove tecnologie con l'obbligo , però , di adottare adeguate tutele per la privacy.

Le telecamere dovranno essere opportunamente segnalate e potranno inquadrare solo le aree interne dell'impianto e l'area immediatamente attigua la recinzione.

L'accesso via internet alle immagini conservate nei computer degli impianti potrà avvenire solo tramite connessioni protette (con rete VPN) e trasmissioni criptate.

Tali dati , inoltre , potranno essere consultati solo da personale appositamente incaricato e dotato di utenze di accesso individuale.

Il Garante ha infine sottolineato che , siccome le telecamere potrebbero riprendere l'attività del personale inviato a operare sul posto , le aziende coinvolte dovranno comunque operare nel rispetto dello Statuto dei lavoratori.

Prima di avviare l'attività di videosorveglianza , le società dovranno quindi attendere l'apposito nulla osta già richiesto alle competenti Direzioni provinciali del lavoro.

In ogni caso , le riprese potranno essere utilizzate solo per finalità connesse alla tutela del patrimonio aziendale e non per il controllo a distanza dei lavoratori o per altri scopi non previsti.

AGENZIE PER IL LAVORO : SENZA NORME , NO ALLE COPIE DEI DOCUMENTI DI IDENTITA'

 

Le agenzie per il lavoro , in occasione di colloqui conoscitivi , possono acquisire e conservare copia dei documenti di identità , utilizzati per identificare le persone , solo se previsto da specifiche norme.

Lo ha precisato il Garante , a seguito della segnalazione di un uomo che lamentava una violazione dei principi di pertinenza e non eccedenza posti a tutela dei suoi dati personali.

In occasione di un colloquio conoscitivo , infatti , l'agenzia per il lavoro presso cui si era presentato aveva acquisito copia del suo documento di identità.

L'Autorità , dopo aver valutato le attività della società , ha osservato che , mentre è lecito per l'agenzia procedere alla corretta identificazione degli aspiranti lavoratori chiedendo l'esibizione di un documento di identità ed eventualmente annotandone gli estremi , deve invece ritenersi eccedente acquisire copia del documento stesso.

Le copie dei documenti di identità contengono dati personali , come le fotografie dell'interessato , le caratteristiche fisiche e lo stato civile , non pertinenti alle finalità per le quali venivano raccolti (presentazione del curriculum e colloquio conoscitivo).

L'Autorità ha , peraltro , richiamato l'attenzione sui rischi che l'acquisizione e la conservazione di copie di questi documenti in termini di duplicazione , perfino di furto di identità.

Il Garante ha perciò vietato alla società di conservare le copie dei documenti di identità dei candidati e ha prescritto che l'identificazione degli aspiranti avvenga con la semplice annotazione dei dati essenziali , senza alcuna conservazione di documenti identificativi.

CONTROLLI SULLA TOSSICODIPENDENZA E TUTELA DELLA RISERVATEZZA

 

Gli organismi sanitari che per accertare l'assenza di tossicodipendenza intendono usare sistemi di videosorveglianza all'interno dei propri servizi igienici dovranno adottare cautele e accorgimenti a tutela della riservatezza di lavoratori e pazienti sottoposti alla raccolta dei campioni di urina.

Lo ha deciso l'Autorità per la privacy intervenuta a seguito di istanze pervenute dagli organismi sanitari , tra i quali i Sert , ma anche dagli stessi lavoratori e pazienti.

Nei Sert e in altre strutture sanitarie i lavoratori destinati a mansioni che comportano rischi per la sicurezza , l'incolumità e la salute di terzi vengono sottoposti per legge , prima dell'assunzione in servizio e poi con cadenza periodica , ad accertamento di assenza di tossicodipendenza attraverso l'esame dell'urina.

L'occhio di un operatore sanitario garantisce che a ciascun soggetto sottoposto al controllo corrisponda esattamente il suo campione di urina.

Stessa procedura viene prevista per i soggetti affetti da dipendenze per finalità di cura.

Ora , sulla base dell'esperienza maturata e delle richieste degli interessati le strutture sanitarie hanno proposto , in luogo dell'osservazione diretta , l'impiego di telecamere in grado di assicurare la corretta raccolta - sotto il profilo dell'inalterabilità e della provenienza - del campione urinario.

Con un provvedimento a valenza generale , il Garante ha dunque prescritto le misure da rispettare.

All'interessato deve essere data innanzitutto la facoltà di scegliere se avvalersi della osservazione diretta di un operatore sanitario o della rilevazione delle immagini attraverso l'occhio elettronico.

Le immagini rilevate non devono essere registrabili.

Il servizio igienico dotato di telecamere , inoltre , deve essere dedicato in via esclusiva a tali controlli , se ciò non è possibile , devono essere introdotti opportuni accorgimenti per evitare di riprendere soggetti diversi da quelli da controllare.

Infine , il personale sanitario preposto ai controlli , il solo abilitato a visionare le immagini e preferibilmente dello stesso sesso della persona da controllare , deve essere designato per iscritto incaricato del trattamento e gli deve essere preclusa la possibilità di registrare le immagini che appaiono sullo schermo , anche tramite telefoni cellulari o altri dispositivi elettronici.

mercoledì 26 giugno 2013

IMPRESE: PER PMI PRIVACY PIU' LEGGERA

Mano piu' leggera sulle Pmi che violano la privacy.

Il disegno di legge sulle semplificazioni, scrive Italia Oggi, propone di attenuare sulle imprese fino a 250 dipendenti il rigore del codice della tutela della riservatezza in materia di violazioni amministrative.

Lo sconto e' piu' alto per le imprese fino a 15 dipendenti.

Ma non si tratta di una scelta generalizzata di abbassare la guardia: nel disegno di legge si trova anche l'aumento di pena per i recidivi e l'abolizione del ravvedimento operoso per l'omessa attuazione delle misure di sicurezza.

Viene, inoltre, proposta la necessita' di querela per il reato di trattamento illecito dei dati (ad esempio violazione del consenso).

martedì 25 giugno 2013

DIRITTO ALL’OBLIO: CORTE UE, GOOGLE NON DEVE CANCELLARE I DATI PERSONALI DAI MOTORI DI RICERCA

Si moltiplicano anche in Italia le richieste di persone che chiedono di cancellare da blog e motori di ricerca articoli e informazioni negative sul loro conto, perché quelle informazioni non sono più attuali e la loro circolazione può danneggiare la loro reputazione.

Alcune Corti italiane avevano riconosciuto l’esistenza del diritto all’oblio in riferimento agli archivi giornalistici on line, mentre in altri casi i Tribunali avevano riconosciuto ad alcuni individui il diritto a non vedere accostati epiteti diffamatori al proprio nome.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, però, sembra voler dare uno stop a tali richieste, prendendo posizione sul caso di un privato che aveva richiesto al Garante della privacy spagnolo di ordinare la cancellazione delle informazioni pubblicate su di un giornale online.

La Corte, attraverso l’opinione preliminare dell’Avvocato generale, ritiene che l’ordine di cancellazione adottato da una Autorità (nella fattispecie il Garante della privacy spagnolo) per proteggere la privacy di un privato, non sia conforme al diritto dell’Unione, dando cosi ragione ragione all’articolazione regionale di Google, che aveva presentato un ricorso contro l’Agenzia spagnola di protezione dati.


Infatti, fornire uno strumento per la localizzazione dell’informazione ”non implica alcun controllo sui contenuti presenti nelle pagine web di terzi e non mette neppure il fornitore del motore di ricerca in condizione di distinguere tra i dati personali secondo la direttiva (che si riferisce ad una persona fisica vivente e identificabile) e gli altri dati”.

All’origine dei ricorsi presentati dinanzi all’Agencia Española de Protección de Datos erano i dati personali apparsi su mezzi di comunicazione telematici che, indicizzati nei motori di ricerca, continuano a comparire molti anni dopo un avvenimento.

Si tratta di un’opinione preliminare che, però, nella prassi della Corte di Giustizia, di fatto costituisce nell’80% dei casi ciò che la Corte poi deciderà.

La sentenza definitiva è attesa tra qualche mese.

domenica 23 giugno 2013

PRIVACY, SE IL GARANTE VA CONTRO IL GOVERNO

Semplificazioni in materia di privacy?

“Un vero scivolone per un governo a forte vocazione europeista.

E’ davvero incredibile che nel nome della semplificazione si pensi di sopprimere la tutela di un diritto fondamentale a sei milioni di italiani.

Scambiando i diritti per burocrazia.

Auspichiamo che il Parlamento sappia fare giustizia”.

A pronunciare parole così dure nei confronti del governo, è il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro.

L’oggetto del contendere è costituito dagli interventi in materia di privacy contenuti nel disegno di legge sulle semplificazioni, licenziato dal Consiglio dei Ministri.

Dopo le novelle del governo Monti sul Codice della privacy, l’esecutivo Letta ha deciso di rimetterci mano, approvando – ancorché con ddl – una serie di modifiche che suscitano da più parti perplessità e critiche.

Continuiamo a leggere le parole del Garante:“Il ddl di semplificazione ripropone, con ostinazione degna di miglior causa, una pesante modifica alcodice di protezione dei dati personali.

Oltre sei milioni di imprenditori potrebbero perdere il diritto alla tutela della loro privacy senza alcun sgravio di tutti gli obblighi e adempimenti nei confronti delle persone con cui hanno rapporti”.

“Viene ipotizzato – sottolinea ancora, non senza ironia Antonello Soro – un improbabile sdoppiamento della persona di imprenditore, a seconda della funzione svolta nel corso della giornata: artigiano, padre di famiglia, marito, mutuatario, inquilino, consumatore.

Saremo costretti a respingere la richiesta di intervento di tutti gli imprenditori, grandi e soprattutto piccoli, che chiedono regolarmente protezione al Garante.

La proposta del Governo Letta – conclude – è palesemente in contrasto con l’ordinamento comunitario, con la Carta di Nizza, con il Trattato di Lisbona”.

Alessandro Del Ninno, avvocato e docente di Informatica giuridica, commenta: “Si modifica il Codice della Privacy senza una visione d’insieme, con semplificazioni episodiche, spot che non servono a nulla.

Occorrerebbe piuttosto lasciare fare alle imprese il loro mestiere, senza costringerle a nuovi, continui adeguamenti al Codice.

In tale direzione le semplificazioni sarebbero benvenute”.

Ma quali sono e che effetti hanno le recenti “semplificazioni” sulla tutela dei dati?

Principalmente viene stabilito che qualsiasi imprenditore, anche individuale, è considerato e trattato come persona giuridica e quindi escluso dagli adempimenti del Codice della Privacy (art. 17 ddl).

Sulla scorta delle direttive comunitarie, la legge 214/2011 aveva già delineato il concetto di “dato personale” riservandolo solo alle informazioni riferite alle persone fisiche, escludendo le persone giuridiche, con le eccezioni di trattamento dei dati per l’invio di materiale pubblicitario, vendita diretta, ricerche di mercato o di comunicazione commerciale per le quali è necessario il consenso del “contraente”.

A parere del governo bisognava seguire queste indicazioni: escludere dall’ambito di applicazione del Codice Privacy anche le persone fisiche “nell’ esercizio di attività di impresa” sia in forma collettiva che individuale.

Una previsione “singolare che comporterà non poche problematiche applicative con un Codice della Privacy a singhiozzo”, secondo Del Ninno.Senza considerare che parificare le persone fisiche alle persone giuridiche è inutile in quanto la Cassazione già nel 2011 aveva provveduto a tale equiparazione.

Se la persona fisica opera da imprenditore nell’ambito dell’attività di impresa non è soggetto al Codice Privacy.

Se non agisce in attività di impresa, ecco che tornano in campo regole, doveri e tutele.

Ma quando l’imprenditore agisce nell’ambito dell’attività d’impresa?

“Nel codice civile – osserva l’esperto – non c’è una definizione diretta e precisa d’impresa, al massimo vi è la nozione di azienda, per cui occorre far rinvio alla definizione generale di imprenditore ed a quelle specifiche categorie di imprenditore: commerciale, agricolo o piccolo imprenditore”.

Lo stesso ddl aggiunge poi: “fatte salve le disposizioni del presente Codice relativamente al trattamento dei dati riguardanti contraenti e utenti di comunicazioni elettroniche”.

Tradotto: equipariamo l’imprenditore persona fisica/ditta individuale alla persona giuridica eliminando l’applicazione del Codice, ma non quando il medesimo imprenditore utilizza i dati per fare marketing via mail o via fax.

In tal caso, torna ad applicarsi il Codice di protezione dei dati.

Ma si tratta di semplificazioni o no?

I dati delle imprese non vengono spesso trattati proprio per finalità di marketing?

Non è un caso infatti che su quest’ultima specifica si è registrata - come raccontano i boatos – la contrarietà del Ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato.

Se non interverranno correzioni nel corso dell’iter parlamentare per applicare le nuove norme bisognerà prima capire chi è imprenditore e poi verificare quale attività sia l’attività svolta.

“Un passo avanti e due indietro – osserva Del Ninno – non è su queste minuzie che servono interventi semplificatori”.

Prima di entrare in Consiglio dei Ministri, il provvedimento conteneva reali profili di semplificazione come quelli relativi all’aggiornamento dell’apparato sanzionatorio.

Profili richiesti oltre che dalle imprese dallo stesso Garante, anche nell’ultima relazione al Parlamento.

Di quelle misure (rimodulazione delle sanzioni in rapporto alle dimensioni dell’impresa, modifiche al reato di trattamento illecito dei dati o diverse modalità di pagamento delle sanzioni) si sono perse le tracce.

Si prospetta così un nuovo – auspicabilmente organico – intervento normativo con riguardo proprio al sistema sanzionatorio.

Semplificazioni vere sarebbero – solo a titolo esemplificativo – inapplicabilità completa del Codice per le persone giuridiche, approcci più ampi quanto al meccanismo dell’opt – out o, ancora, eliminazione del doppio consenso a seconda che si utilizzi il fax o l’email per fare marketing.

“Sarebbe opportuno – conclude Del Ninno – convocare un tavolo tecnico cui possano prendere parte gli operatori del settore per una riorganizzazione organica del Codice della Privacy in un’ottica genuinamente semplificatoria”.

sabato 22 giugno 2013

SAMP: ROMERO RISCHIA LA MULTA PER L'OPERAZIONE

Nessuna precisazione o chiarimento sono arrivati dalla Sampdoria e qui nasce anche un piccolo mistero.

Perché la società blucerchiata non era stata informata dell' intrevento ad un occhio del portiere Sergio Romero.

L'area medica della società blucerchiata era a conoscenza che Romero fosse affetto da una leggera miopia.

E per questo giocava con una lente a contatto.

I medici che hanno operato Romero non hanno chiaramente specificato per rispetto della privacy la natura del problema, l'unica informazione che hanno dato è che si è concluso "con exìto" cioè con successo.

La Sampdoria sta pensando di multare Romero.

venerdì 21 giugno 2013

LAVORO: 6 MLN IMPRENDITORI SENZA TUTELA PRIVACY

Sei milioni di imprenditori senza tutela della privacy.

I loro dati concernenti l'attivita' di impresa, possono essere trattati senza consenso e senza informativa e senza possibilita' per l'interessato di presentare ricorsi o reclami al garante.

Questo, scrive Italia Oggi, quanto prevede il disegno di legge sulla semplificazione, che equipara l'imprenditore singolo alla persona giuridica e esclude che possa esercitare i diritti
previsti dal codice sulla tutela della riservatezza relativamente ai dati concernenti l'attivita' di impresa. 

Con una sola eccezione: la tutela contro le telefonate indesiderate.

A denunciarlo e' Antonello Soro, presidente dell'autorita' garante, che chiede al legislatore di fare retromarcia.

Ma vediamo gli effetti della proposta.

Sono interessati artigiani e piccoli imprenditori, i cui dati potrebbero essere utilizzati senza consenso, senza obbligo di fornire una informativa e soprattutto senza possibilita' per i singoli di ricorrere al garante.

giovedì 20 giugno 2013

GOOGLE: GARANTE PRIVACY, SERVONO ALTRI DATI, PRONTI A SANZIONI

Prosegue l'azione del Garante italiano intrapresa nei confronti di Google nell'aprile scorso con l'avvio di un'istruttoria per verificare il rispetto della normativa italiana delle nuove regole privacy adottate dalla societa' statunitense. 

L'Autorita', si legge in una nota, ha deciso di richiedere a Mountain View maggiori e piu' puntuali dettagli su specifici aspetti delle modalita' di trattamento dei dati degli utenti italiani: in particolare, riguardo all'informativa e al consenso all'uso dei dati, alla loro conservazione e al loro possibile incrocio, anche tra prodotti e servizi diversi.

Gli ulteriori elementi che verranno forniti da Google al Garante italiano saranno oggetto di valutazione per l'eventuale adozione dei provvedimenti ritenuti piu' opportuni, inclusi, qualora dovessero ricorrerne i presupposti, quelli a carattere prescrittivo o sanzionatorio.

Nell'aprile scorso, esaurita la fase di indagine a livello europeo da parte del Gruppo che riunisce i Garanti privacy dei 27 Paesi dell'Ue, le Autorita' di protezione dati italiana, francese, tedesca, olandese, spagnola ed inglese, riunite in una task force appositamente costituita, avevano avviato, con un'azione congiunta, procedimenti nei confronti di Google.

GOOGLE: NOSTRA NORMATIVA SU PRIVACY RISPETTA LEGGE UE

"La nostra normativa sulla privacy rispetta la legge europea e ci permette di creare servizi piu' semplici e piu' efficaci".

Lo precisa un portavoce di Google, in seguito alle dichiarazioni del Garante della Privacy, aggiungendo che "siamo stati costantemente in contatto con le diverse autorita' coinvolte nel corso di questa vicenda e continueremo a esserlo in futuro".

martedì 18 giugno 2013

OBAMA: RACCOLTA DATI TRASPARENTE, IL MIO LAVORO È PROTEGGERE GLI AMERICANI

La visita ufficiale di poco più di 24 ore che Barack Obama inizia da questa sera a Berlino sarà anche l'occasione per incontrare con Michelle e le sue figlie Malia e Sasha la sua sorellastra Auma, vissuta per 16 anni in Germania e presente nella capitale tedesca il giorno della caduta del Muro di Berlino.

E' atteso stasera a Berlino, Barack Obama torna nella capitale tedesca quattro anni dopo la prima, trionfale, visita.

Ad inseguire il presidente americano, come al G8, le polemiche sulle attività di intelligence che hanno intaccato la privacy di milioni di americani e non.

Come JFK.

Accompagnato dalla moglie Michelle e le figlie Malia e Sasha, dopo il G8 irlandese, Obama atterrerà alle 20.25 all'aeroporto di Tegel, nel settore militare.

Risiederà all'hotel Ritz-Charlton.

La visita culminera' domani, davanti alla Porta di Brandeburgo, dove il presidente degli Stati Uniti d'America terrà un discorso che rievoca inevitabilmente quello memorabile di J.F. Kennedy: proprio 50 anni fa, il 26 giugno 1963, JFK conquistò i berlinesi affermando di essere uno di loro: "Ich bin ein Berliner".

Per la sicurezza personale del presidente Usa scenderanno in strada 8000 agenti di polizia.

Il discorso sarà trasmesso alle 15 in diretta da Rainews24.

"I programmi della National security agency (Nsa) sono trasparenti".

Obama, intanto, si difende dalle critiche sulle intercettazioni, lanciate dalle rivelazioni dell'ex impiegato della Cia, Edward Snowden.

"Sono programmi rigorosamente controllati dal potere esecutivo, legislativo e giudiziario - ha sottolineato il presidente Usa in un'intervista alla Pbs - Il Congresso sovraintende e le corti federali sorvegliano.

Ecco perché abbiamo istituito il tribunale del Fisa (Foreign intelligence surveillance act)", ha ricordato Obama.

Il Fisa è previsto in una legge che autorizza due programmi: il primo permette di accedere ai tabulati telefonici americani e il secondo è nato per tracciare l'uso dei server americani da parte di stranieri con possibili legami con il terrorismo.

Controlli.

Obama ha ricordato di aver riattivato la commissione per la Difesa della privacy e delle liberta' civili.

"Li incontrero' e voglio creare una struttura e lanciare un dibattito a livello nazionale.

Non solo su questi due programmi, ma anche sul problema generale dei dati privati".

Nel frattempo, il presidente ha chiesto all'intelligence "di valutare cos'altro si può declassificare senza compromettere i programmi", in una mossa per tranquillizzare la popolazione.

"Ritengo che il mio lavoro sia di proteggere il popolo americano, e anche di proteggere lo stile di vita americano, che comprende la nostra privacy".

Garanzie.

Comunque, ammette il presidente "è necessario trovare il modo per dare assicurazioni al pubblico che ci sono controlli e bilanciamenti, che le loro telefonate non sono ascoltate e che i loro messaggi e le mail non sono lette da un 'Grande fratello' da qualche parte".

Ciò, naturalmente, vale per gli americani.

Obama, infatti, nella sua intervista ha sottolineato che "ciò che posso dire inequivocabilmente è che se sei un cittadino Usa, la Nsa non può ascoltare le vostre telefonate e leggere le vostre email.

Non lo può fare per legge e per regolamento.

A meno che non vada in un tribunale e ottenga un preciso mandato".

Snowden.

Nel frattempo, l'amministrazione Obama è passata all'attacco per quanto riguarda Snowden.

Il presidente ha affermato che il caso è stato portato dinnanzi alla corte di Giustizia per l'avvio di un'indagine criminale e per una possibile estradizione dell'uomo.

sabato 15 giugno 2013

TESSERA TIFOSO NON VIOLA PRIVACY

La tessera del tifoso o almeno la versione della Fiorentina 'Orgoglio viola' non viola il Codice della Privacy.

Lo stabilisce il tribunale di Firenze respingendo ricorsi presentati da una decina di tifosi.

'E' la prima sentenza del genere ed è un precedente importante - dice uno dei legali della Fiorentina, Alessandro Giannetti - Sono pendenti ricorsi simili in numerose citta' ma visto che ogni società ha modulistica e procedure diverse non e' detto che abbiano tutti lo stesso esito'.

FACEBOOK E MICROSOFT SI DIFENDONO DALL’ACCUSA DI VIOLARE PRIVACY UTENTI

Facebook e Microsoft hanno stretto un accordo con il governo statunitense per rivelare informazioni limitate sul numero di richieste di sorveglianza ricevute dalle agenzie federali.

Una prima vittoria per i due colossi di Internet, spesso accusati di eccessiva solerzia nell’aiutare l’intelligence americana a violare la privacy degli utenti.

Nella seconda metà del 2012, Facebook afferma di aver ricevuto tra 9000 e 10000 richieste riguardanti dati degli utenti.

Richieste che hanno interessato fino a 19000 account.

L’accordo non consente di rivelare quanto spesso le richieste provengano dai servizi segreti.

Ma, dopo le rivelazioni di Edward Snowden sul vasto programma di spionaggio della National Security Agency, ogni dubbio è lecito.

Una manifestazione di solidarietà per l’ex assistente di sicurezza informatica si è svolta a Hong Kong, dove qualche giorno fa Snowden ha fatto perdere le proprie tracce.

Nell’era della connsessione permanente, le battaglie per la trasparenza si scontrano con ostacoli anche tecnologici, come dimostra l’ultimo ritrovato di Google: un pallone aereostatico che promette di regalare connessione a Internet ad alta velocità pure nel bel mezzo del deserto.

Sfuggire al Grande fratello si annuncia sempre più difficile.

giovedì 13 giugno 2013

POLIZIA, INTELLIGENCE, FBI: CRESCONO NEGLI USA LE BANCHE DATI DNA

Sotto traccia, lentamente, un "numero crescente di forze di polizia locali in tutto il paese si sono spostate in quello che in precedenza era stato il dominio del FBI", e hanno collezionato decine, centinaia, migliaia di dati sul DNA di potenziali sospetti.

Lo scrive il New York Times, che rivela: "Alcuni raccolti a conoscenza dei donatori, alcuni no".

Sotto traccia, lentamente, un "numero crescente di forze di polizia locali in tutto il paese si sono spostate in quello che in precedenza era stato il dominio del FBI", e hanno collezionato decine, centinaia, migliaia di dati sul DNA di potenziali sospetti.

Lo scrive il New York Times, che rivela: "Alcuni raccolti a conoscenza dei donatori, alcuni no".

L'articolo del NYT si inserisce nella serie di scoop del Guardian e del Washington Post sulle banche dati a disposizione della NSA, l'agenzia di intelligence: dai volumi di traffico telefonico alle frequentazioni web di milioni di utenti dei giganti 'social', da Google a Facebook.

Le preoccupazioni legate alla tutela della privacy dei cittadini, sostiene il NYT, sono concrete, anche alla luce della "recente decisione della Corte Suprema" che ha dichiarato conforme alla Costituzione il locale via libera alle autorità per la raccolta di "campioni di DNA fra le persone arrestate per reati gravi".

Ma il problema, avverte il quotidiano, è di limite a questi poteri: ogni database delle forze di polizia opera secondo regole locali dello stato di appartenenza e la polizia talvolta può 'allargarsi' raccogliendo campioni del codice genetico non solo di persone già condannate o arrestate per reati gravi.

Fantascienza?

I dati citati dal NYT sono degni di nota: solo a New York la polizia dispone già ora di un database "con i profili di 11.000 sospetti criminali.

In Orange County, in California, l'ufficio del procuratore distrettuale ha 90.000 profili, molti ottenuto da imputati di basso livello che acconsentono al prelievo del DNA come parte di un patteggiamento o in cambio di uno sconto sulle accuse mosse nei loro confronti".

E la tendenza è in aumento, perché le forze di polizia locali non si accontentano più della rete altamente regolamentata di banche dati del DNA statali e federali: in questo modo, le indagini sono più rapide e meno soggette a pratiche burocratiche fra varie autorità.

"Pochi Stati hanno leggi in materia di banche dati del DNA locali. L'Alaska le vieta.

California e Hawaii sono esplicite nel nulla-osta.

In molti Stati, tra cui New York, la legge tace sulla questione", avverte il NYT.

mercoledì 12 giugno 2013

PRIVACY, TUTTI CHIEDONO INFORMAZIONI A OBAMA. TRANNE IL GOVERNO ITALIANO

La privacy dei nostri cittadini non sembra interessare più di tanto il governo Letta.

A qualche giorno infatti dalla diffusione delle notizie sulla diffusione del sistema di sorveglianza globale adottato in Usa, noto come Prism, non si registra alcuna presa di posizione del governo italiano in tema, diversamente da quanto ha dichiarato di voler fare il governo tedesco attraverso la cancelliera Angela Merkel, e di quanto ha in animo di fare la Commissione Europea, per bocca del Commissario agli affari interni Angela Maelstrom.

Sarà forse la sottovalutazione delle implicazioni relative ai diritti fondamentali dei nostri cittadini, o forse il fatto che il governo in carica non intende nemmeno porre all’ordine del giorno la questione privacy, nonostante le istituzioni europee abbiano ben chiarito che il tema è di competenza dei singoli Stati.

O forse il silenzio è legato all’approvazione da parte del precedente governo del cd decreto Monti sull’accesso diretto alle banche dati degli operatori di telecomunicazioni da parte dell’intelligence.

Fatto sta che il potere di “supplenza” rispetto ad un mondo politico che si rivela ancora una volta debole, o, quantomeno poco informato, sembra ancora una volta prenderlo quella che viene chiamata la società civile.

A prendere l’iniziativa di porre all’attenzione delle istituzioni italiane e comunitarie il problema sono le aggregazioni spontanee di cittadini, come ha fatto ad esempio all4internet, un rassemblement di specialisti del settore delle telecomunicazioni di diversa estrazione, che ha preso carta e penna e ha scritto a diverse istituzioni per ribadire con forza la necessità di una tutela dell’individuo di fronte alle possibili violazioni della privacy dei cittadini.

L’iniziativa segue di qualche ora la dura presa di posizione sul tema da parte dell’ex garante privacy Franco Pizzetti, un democristiano doc, professore di diritto costituzionale, già vicesindaco di Torino durante l’amministrazione guidata da Valerio Zanone, poi transitato nella Margherita e divenuto consigliere di Prodi, “catapultato” poi, dopo la guida illuminata di Stefano Rodotà, al Garante Privacy.

Uno, insomma che di Privacy (e di cariche pubbliche) se ne intende.

Anche il Garante privacy attuale peraltro, ovvero il dermatologo con la passione della privacy Antonello Soro, il problema sembra esserselo posto dal momento che, in piena “tempesta mediatica”, ha effettuato un fuggevole e fuggente richiamo al problema, al termine della presentazione della relazione annuale al Parlamento.

Senza però suggerire possibili soluzioni o iniziative concrete a difesa dei cittadini.

Il Parlamento invece, nonostante lo “scippo” compiuto dal governo Monti, tace.

Non si registrano (o non se ne ha notizia) segnali di attenzione di nessun tipo, nemmeno sotto forma di interrogazioni, di interpellanze, quantomeno per sapere se le convenzioni previste dal decreto Monti attraverso le quali i nostri organi di intelligence dovrebbero avere accesso alle banche dati dei giganti delle tlc, siano state effettivamente attivate.

O, per sapere, se qualche nostro funzionario, o uomo politico, fosse a conoscenza dei sistemi di sorveglianza globali prefigurati dal programma Prism.

Nessun rappresentante del nostro organo elettivo insomma, al pari della rappresentanza governativa – che tace come il libro dell’Abate Dinouart- si pone il dubbio che l’accesso ai dati di milioni di cittadini, senza il provvedimento di un magistrato, possa mettere in pericolo i diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione.

martedì 11 giugno 2013

GARANTE DELLA PRIVACY: "BASTA CON LO STRAPOTERE DEI COLOSSI DEL WEB"

"Nelle prossime settimane" il Garante privacy adottera' un "provvedimento generale" sulle intercettazioni "per indicare soluzioni idonee ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni".

Il potere dei colossi di Internet "non puo' piu' essere ignorato, cosi' come non sono piu' accettabili le asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti o veicolano servizi".

Lo dice il Garante privacy Antonello Soro, puntando il dito contro gli operatori 'over the top' (come Google, Facebook, Amazon).

Internet ha potenzialita' straordinarie, ma "l'utente puo' essere inconsapevolmente guidato nelle scelte, nel momento in cui la possibilita' di fruizione o di accesso al web si realizza entro perimetri definiti dai maggiori operatori della rete che possono liberamente decidere la gerarchia delle notizie e di cosa è degno di essere riportato".

E' il monito del Garante privacy.

In arrivo norme su intercettazioni.

"Nelle prossime settimane" il Garante privacy adottera' un "provvedimento generale" sulle intercettazioni "per indicare soluzioni idonee ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni".

Lo annuncia il presidente Antonello Soro, auspicando anche una revisione del "codice dei giornalisti".

No a modello Usa.

"La pretesa di proteggere la democrazia attraverso la compressione delle liberta' dei cittadini rischia di mettere in discussione l'essenza stessa del bene che si vuole difendere".

Il Garante privacy Antonello Soro prende le distanze dal caso Datagate e sottolinea l'impegno Ue a non "rivedere al ribasso" la tutela della riservatezza.

Lotta alla violenza verbale in rete.

"Non possiamo piu' essere indulgenti con la violenza verbale presente nella rete".

Il Garante privacy Antonello Soro dice basta agli "illeciti, tutt'altro che di opinione!" che "rischiano di rendere la rete, da potente strumento di democrazia, spazio anomico dove si puo' impunemente violare i diritti".

Boldrini: i ragazzi sul web sono i più esposti.

"Quando parliamo della riservatezza da garantire, credo che si debba pensare in primo luogo ai soggetti piu' esposti, come i ragazzi alle prese con il web: è un'urgenza che non mi stanco di sottolineare": lo ha detto il presidente della Camera, Laura Boldrini, alla presentazione a Montecitorio della relazione del Garante della Privacy.

Emancipazione, di liberta', di crescita culturale - ha sottolineato Boldrini - ma richiede una nuova consapevolezza, anche sui temi della privacy".

Il presidente della Camera ha citato in particolare il recente caso di Carolina, la ragazza di Novara "che, pochi mesi fa, ha deciso di farla finita dopo che alcuni suoi coetanei che avevano abusato di lei avevano postato su Facebook due video che la ritraevano ubriaca".

"Un avvenimento drammatico, purtroppo non isolato, che chiama in causa noi genitori, le famiglie, la scuola" ha sottolineato Boldrini, ma pone anche il problema di un nuovo approccio, in particolare per i soggetti piu' deboli.

Nel 2012 oltre 460 provvedimenti.

Oltre 460 provvedimenti collegiali adottati;

4.183 risposte a quesiti, reclami e segnalazioni (su telefonia, credito, centrali rischi, videosorveglianza, rapporti di lavoro, giornalismo);

233 decisioni su ricorsi (specie in materia di banche e societa' finanziarie, datori di lavoro pubblici e privati, attivita' di marketing, compagnie di assicurazione, operatori telefonici e telematici);

23 pareri al Governo;

395 ispezioni;

578 violazioni amministrative contestate (in aumento rispetto alle 358 dell'anno precedente);

circa 3 milioni 800 mila euro di sanzioni irrogate;

56 violazioni segnalate all'autorita' giudiziaria.

Queste, in sintesi, le cifre dell'attivita' svolta dal Garante per la privacy nel 2012.

In aumento l'attivita' di relazione con il pubblico: rispetto all'anno precedente si è dato riscontro a circa 35.000 quesiti.

PRIVACY: GARANTE, A BREVE PROVVEDIMENTO SU INTERCETTAZIONI

"Per garantire il piu' possibile le parti processuali e i terzi coinvolti, unitamente al segreto investigativo, abbiamo avviato un'attivita' conoscitiva sulle procedure seguite in materia di intercettazioni dalle procure e dai gestori incaricati.

Nelle prossime settimane adotteremo un provvedimento generale per indicare soluzioni idonee ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni".

Lo ha annunciato il Garante della privacy nella sua relazione sull'attivita' svolta nel 2012 dall'Autorita'.

PRIVACY: GARANTE, SU FISCO VERIFICHE SELETTIVE

"I provvedimenti relativi all'Anagrafe tributaria hanno suscitato piu' di una divisione nell'opinione pubblica" ma "il Garante ha cercato di coniugare al meglio la tutela di due diritti: quello alla privacy e quello all'equita' fiscale".

Lo ha detto Antonello Soro, Garante della privacy, nella relazione sull'attivita' del 2012, ricordando di aver "prescritto" all'Agenzia delle entrate "elevate misure di sicurezza, in considerazione dell'enorme concentrazione di dati che, per quanto giustificata da forti motivazioni sociali, deve consentire soltanto accertamenti selettivi e non forme di controllo generalizzato".

"Non smetteremo di vigilare sull'applicazione di queste misure.

La sinergia tra efficienza dell'azione amministrativa e protezione dei dati personali e' ancor piu' necessaria a fronte della progressiva informatizzazione dell'attivita' amministrativa e della moltiplicazione delle banche-dati, spesso avvenute non all'interno di un progetto nazionale organico e strategico, ma in base a processi frammentati che hanno favorito la creazione di sistemi autoreferenziali,contenenti dati replicati, incongruenti e in formati incompatibili".

"Anche su questo terreno - ha concluso il Garante - e' indispensabile la collaborazione tra le amministrazioni procedenti e l'Autorita': essa rappresenta un metodo efficace per coniugare riservatezza ed efficienza dell'azione amministrativa, nella specie, di contrasto all'evasione fiscale".

domenica 9 giugno 2013

AMMAZZA-INTERNET: ECCONE UN ALTRO, CON CONDANNA

“L’idea di sviluppare una proposta di legge sul web nasce dalla necessità, non più rinviabile, che il legislatore si occupi finalmente di disciplinare una materia che, per quanto vasta e per lo più non regolamentata da norme cogenti, richiede oggi un’adeguata normativa di settore. 

[…]Il caso «Vividown vs. Google» ha, forse per la prima volta con tanto clamore, portato sotto i riflettori dell’opinione pubblica l’inadeguatezza in cui versa oggi il nostro sistema normativo rispetto ai rischi e alle enormi potenzialità della rete internet.

C’è quindi oggettivamente una vacatio legis di cui il legislatore deve prendere atto e farsi carico.

L’obiettivo deve essere quello di colmare tale vuoto normativo.

”Sono queste le parole con le quali l’On. Guglielmo Vaccaro (Pd), lo scorso 25 marzo (n.d.r il testo è stato reso noto solo nelle scorse ore) ha presentato ai colleghi della Camera dei Deputati un’ennesima proposta di legge ammazza-internet.

Difficile dire se si tratti di un’iniziativa più o meno preoccupante delle precedenti per la libertà di comunicazione sul web perché il testo del disegno di legge è uno zibaldone straordinariamente ben riuscito di ambiguità linguistiche e concettuali alternate ad ineguagliabili strafalcioni giuridici.

Quel poco che si capisce, tuttavia, mette paura.

L’On. Vaccaro, infatti, vorrebbe introdurre nel nostro ordinamento una nuova forma di responsabilità, addirittura di carattere penale, per gli intermediari della comunicazione [n.d.r. stiamo parlando dei gestori di piattaforme di aggregazione di contenuti, socialnetwork, forum di discussione ma anche dei blogger in relazione ai commenti degli utenti e, probabilmente, dei fornitori di connettività] che non rimuovano o non rendano inaccessibile tempestivamente ogni contenuto loro segnalato come illecito, a tutela di un non meglio precisato – forse per fortuna – “interesse all’oscuramento” di dati e contenuti pubblicati online in violazione della privacy.

Il procedimento delineato nel disegno di legge prevede che chiunque vi abbia interesse possa richiedere ad un non meglio definito “responsabile della diffusione” la rimozione di ogni contenuto che assuma pubblicato in violazione della propria privacy e che questi abbia 48 ore per provvedervi.

In caso di mancato adempimento alla richiesta, l’interessato potrà rivolgersi al Garante privacy che, nelle successive 72 ore, potrà indirizzare ai “fornitori di servizi di comunicazione e informazione offerti mediante reti di comunicazione elettronica” – altra figura di difficile definizione – un “parere non vincolante” attraverso il quale raccomandare l’oscuramento, il blocco, la rimozione o la rettifica dei contenuti pubblicati.

Toccherà successivamente ai destinatari del parere decidere se adeguarvisi o meno nelle successive 48 ore e, in caso negativo, indirizzare al segnalante un comunicazione contenente le motivazione del rifiuto di rimozione.

La mancata rimozione, a seguito del parere non vincolante e – non è chiaro perché – anche a seguito di una semplice richiesta del segnalante del contenuto eventualmente diffuso in violazione della privacy, potrà comportare, come si è anticipato, per il fornitore di comunicazione e informazione, una condanna fino a tre anni di reclusione.

Siamo davanti ad un’autentica aberrazione giuridica.

L’intermediario della comunicazione che la disciplina europea vuole libero da ogni responsabilità per i contenuti dei propri utenti veicolati attraverso i propri servizi si ritrova a rischiare la galera non solo e non tanto in caso di mancato rispetto di un parere – pure espressamente qualificato come non vincolante ed adottato in sole 72 ore – del Garante Privacy ma anche in caso di mancato adempimento alla richiesta di un qualsiasi interessato.

Sin troppo facile prevedere le conseguenze di una simile regolamentazione della materia: gli intermediari della comunicazione per non correre inutili rischi, inizierebbero a rimuovere qualsiasi genere di contenuto dietro semplice richiesta dell’interessato con buona pace della libertà di comunicazione a mezzo internet dei propri utenti.

Ci sarà tempo e modo per raccontare le molteplici altre previsioni contenute nella proposta di legge anche in materia di tutela dei minori ma, per il momento, è impossibile non annotare che in Parlamento, nonostante le tante emergenze sociali, democratiche ed economiche che affliggono il Paese, la preoccupazione maggiore sembra essere sempre la stessa: regolamentare nel modo più severo possibile la circolazione dei contenuti online con l’alibi di porre rimedio ad un’anarchia che, in realtà, non esiste.

Una legge ammazza-Internet a settimana è davvero troppo per pensare che si tratti solo di una coincidenza o di una nuova tendenza politico-istituzionale.

E’ irresistibile il sospetto che la comunicazione online inizi a far paura a troppi o, almeno, che, in troppi, non siano pronti al dialogo ed al confronto che Internet impone specie a chi scegli di far politica.

Se davvero il problema della circolazione dei contenuti online è tanto serio, si costituisca una commissione parlamentare d’inchiesta, si studi a fondo il fenomeno, si analizzi l’impatto di ogni eventuale scelta regolamentare e poi, eventualmente, si proceda ma, per carità, la si pianti di continuare a sfornare, come fossero popcorn, iniziative di legge in materia.

In gioco c’è la libertà di comunicazione, uno dei diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino che più condiziona la democrazia di un Paese.